Russiagate, i servizi segreti italiani hanno indagato per gli Usa

I servizi segreti italiani nel Russiagate hanno indagato per gli Usa. Conte si difende, il presidente del Dis parla di complotto

WASHINGTON – Si aggiungono altri indecifrabili tasselli nel puzzle: nel Russiagate entra anche l’Italia. I fatti risalgono a mesi fa. La collaborazione sarebbe partita lo scorso agosto tramite l’ambasciata americana direttamente al Dis (Dipartimento delle informazioni per la sicurezza), che poi avrebbe avvisato il premier. Il direttore del Dis Gennaro Vecchione ha avviato accertamenti su richiesta del ministro della Giustizia del governo di Donald Trump, William Barr. Il 27 settembre scorso c’è stato poi un incontro sull’esito delle verifiche. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte dovrà spiegare le ragioni di quest procedura, visto che è stato proprio lui a concedere il via libera ai rapporti tra gli agenti segreti e Barr. I servizi segreti italiani hanno quindi indagato per conto degli Stati Uniti.

Le indagini

Le indagini degli 007 nello Stivale hanno riguardato la presenza in Italia di Joseph Mifsud. Di Mifsud, maltese che lavorò a Roma presso la Link Campus University, non si hanno notizie da due anni. E’ il professore della Link che per primo, nel marzo 2016, avrebbe svelato al collaboratore di Trump, George Papadopoulos, l’esistenza di mail compromettenti custodite dai russi per la candidata rivale di Trump Hillary Clinton.

Conte si difende

Da Palazzo Chigi arriva una versione diversa sulla natura dell’incontro tra il capo degli 007 italiani e il ministro di Trump. In un’intervista a ‘Repubblica’ il presidente del Consiglio Conte ha spiegato che autorizzò l’incontro tra il capo del Dis Gennaro Vecchione e il ministro della Giustizia statunitense Barr per cercare di “chiarire quali fossero le informazioni degli Stati Uniti sull’operato dei nostri Servizi all’epoca dei governi precedenti”, ha detto Conte, che è già stato ascoltato.

Ora tocca a Vecchione

Dopo Conte al Copasir dovrà essere sentito Vecchione. Il premier gli ha rinnovato la fiducia, specificando di raggiungere “un chiarimento interno all’intelligence”. Vecchione parlerebbe invece di un complotto ai suoi danni, perché avrebbe preteso correttezza e trasparenza nella gestione dei fondi riservati.

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