Salta accordo fra Usa e Cina: scattano i nuovi dazi

Accordo tra i due paesi sempre più lontano. Le delegazioni torneranno a incontrarsi oggi ma il governo di Pechino minaccia necessarie contromisure

Trump approva dazi su prodotti cinesi
Ludovic Marin/Foto LaPresse - Donald Trump

PECHINO – Sale la tensione tra Washington e Pechino. Salta l’accordo commerciale e partono nuovi dazi anti-Cina

Cena ‘fredda’

Un’oretta e mezza di cena non è bastata a disinnescare l’escalation. Un minuto dopo la mezzanotte di Washington, le sei del mattino in Italia, è scattato il nuovo pacchetto di dazi annunciati da Donald Trump: le tariffe su 200 miliardi di dollari di importazioni made in China salgono dal 10 al 25%. Pechino ha già annunciato che risponderà a tono, pur senza precisare come, maggiori dettagli dovrebbero arrivare a breve.

Stop alla tregua

Ed è in questo clima di nuovo teso, dopo mesi di tregua che avevano fatto tirare il fiato alle Borse e al resto del mondo, che i due negoziatori Liu He e Robert Lighthizer torneranno a sedersi al tavolo oggi, sperando che l’incontro sia più utile della cena consumata ieri. Almeno i mercati si concedono una speranza: dopo un’improvvisa caduta in rosso nei minuti successivi all’entrata in vigore dei dazi, i listini asiatici sono rimbalzati in territorio positivo, con Shanghai a trainare tutti.

Lo spiraglio

A differenza delle precedenti ondate tariffarie infatti, questa volta l’affondo degli Stati Uniti prevede una sorta di ‘moratoria’ tecnica. I nuovi dazi non si applicano alle merci che hanno lasciato aeroporti e soprattutto porti americani prima della mezzanotte e questo crea un cuscinetto di un paio di settimane, il tempo necessario al trasporto via mare verso la Cina e le sue dogane, in cui di fatto c’è tempo per cancellare l’incremento. Un piccolo appiglio per tenere aperta la trattativa, a cui Liu e Lighthizer proveranno ad attaccarsi oggi.

La Cina tende la mano

Ma se fino a qualche giorno fa l’accordo sembrava a portata di mano, e questo round di colloqui quello buono per chiuderlo, ora il miglior risultato possibile, a sentire gli esperti, è che il filo del dialogo non si interrompa. “La Cina crede che alzare le tariffe non risolva i problemi – ha detto Liu He dopo l’atterraggio a Washington – vengo portando sincerità”. La decisione cinese di confermare la missione nonostante il nuovo pacchetto di dazi è un segno che Pechino vuole l’accordo, nel timore che una nuova escalation danneggi la sua economia.

Il braccio di ferro

Intanto già nelle prossime ore la Cina potrebbe dettagliare la sua rappresaglia tariffaria. Quando Trump impose il primo pacchetto di dazi al 10%, Pechino rispose con tariffe tra il 5 e il 25% su 60 miliardi di prodotti importati dagli Stati Uniti. Il suo margine di manovra però è più ristretto, visto che inferiore è la quota di export americano verso il Dragone. Così non è escluso che il governo reagisca innalzando una serie di barriere non tariffarie, per esempio rallentando per via burocratica i controlli doganali, oppure bloccando gli acquisti di merce americana, soprattutto soia.

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