Sanremo, amore, migranti e altre incertezze: i 24 brani in gara

Insieme alle canzoni 'sole cuore amore', in questa edizione autori e cantanti hanno optato per scelte più impegnate

Claudio Baglioni nelle vesti di direttore artistico a Sanremo 2019
Foto Guberti/Rasero/LaPresse

MILANO – All’invito di ‘canta che ti passa’, il Festival di Sanremo si lascia alle spalle la polemica sulla questione migranti e cavalca spedito verso la presentazione delle 24 canzoni in gara. Non fosse però, piccolo particolare, che diversi ‘concorrenti’ hanno deciso di portare sul palco proprio quel tema, così presente nella nostra vita quotidiana da affiancarsi all’amore, pietra miliare della kermesse canora.

Sanremo, i temi affrontati dai big in gara

Ma, insieme ai brani ‘sole cuore amore’, in questa edizione autori e cantanti hanno optato per scelte più impegnate, ascoltate in anteprima dalla stampa. E se c’è chi come Daniele Silvestri affronta il problema dei ragazzini abbandonati davanti ai televisori quando invece hanno l’argento vivo addosso e chi, come Irama, parla di violenza sui bambini, altri hanno voluto, in maniera più o meno sfumata, parlare proprio del problema delle migrazioni.

I migranti protagonisti sul palco dell’Ariston

Si va dai The Zen Circus con la strofa “le porte aperte, i porti chiusi” fino a Motta che si chiede “dov’è l’Italia” e racconta di “quella volta a due passi dal mare, fra chi pregava la luna e sognava di ripartire”. In mezzo, i Negrita, i più espliciti: “Far pace con il mondo dei confini e passaporti, dei fantasmi sulle barche e di barche senza un porto, come vuole un comandante a cui conviene il gioco sporco”. Baglioni, all’apparenza sereno e per nulla scosso dalle ultime polemiche, chiude la vicenda velocemente: il tema era già presente l’anno scorso (Mirkoeilcane) ed è parte dei “grandi dubbi e incertezze” che la fanno da padroni nei testi.

Achille Lauro è la vera sorpresa del Festival

Non c’è solo impegno nel Festival della canzone leggera per eccellenza, ovviamente. La vera sorpresa è una: Achille Lauro, trapper noto ai più giovani ma per lo più sconosciuto al grande pubblico. La sua presenza è già straniante, ma per confondere ancora di più le idee l’artista si presenta con un pezzo rock ben lontano dalle sue corde. Il modo di cantare maleducato sarà accompagnato (si spera) da qualche stravaganza sul palco che catalizzerà l’attenzione. Da tenere d’occhio: potrebbe essere il nuovo Vasco al Festival.

Il re della canzone napoletana utilizzerà l’autotune

Secondo effetto ‘cosa sta succedendo’, quello provocato da Nino D’Angelo e Livio Cori: sentire il re della canzone napoletana usare l’autotune in stile trap su un brano modernissimo è esilarante ma allo stesso tempo molto ben riuscito.

La ‘quota’ talent, da Federica Carta a Enrico Nigiotti

Ancora in quota ‘svecchiamento’ i Boomdabash, con il loro ritmo reggae travolgente, il rap di Mahmood, Ghemon, la coppia Federica Carta-Shade e la ballata romantica degli Ex-Otago. Fra i giovani che potranno di più avvicinarsi al podio e, forse, vincere, primo su tutti Irama, poi Ultimo, dato già per favorito, e Enrico Nigiotti con la struggente dedica al nonno.

I veterani della musica italiana tornano sul palco dell’Ariston

Quota ‘old but gold’ per Loredana Bertè che con il suo graffio promette di conquistare il palco, su cui l’anno scorso non era stata ammessa, e Patty Pravo, con Briga in un confronto generazionale interessante. Si accomodano nella loro comfort zone Paola Turci, Nek, Anna Tatangelo e Renga. Osa Arisa, con un pezzo capace di cambiare drasticamente da un secondo all’altro, e funziona. Più deludente Cristicchi: una bella poesia sull’amore, ma decisamente più banale del solito. Alla fine, rimane Il Volo: prima in sordina, poi ogni volta fra polemiche e critiche. Ma, in fondo, il loro posto sul podio e nel cuore degli italiani, se lo guadagnano sempre.

(LaPresse/di Chiara Troiano)

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