Santa Maria Capua Vetere, rissa in carcere tra 40 detenuti

Santa Maria Capua Vetere, rissa tra 40 detenuti
Santa Maria Capua Vetere, rissa tra 40 detenuti

SANTA MARIA CAPUA VETERE (Antonio Casapulla) Rissa tra 40 detenuti dopo l’ora d’aria, feriti medicati in infermeria. Intervengono gli agenti penitenziari che hanno riportati i carcerati nelle loro celle del reparto Nilo ma i sindacati denunciano: “Situazione ormai insostenibile, personale stremato dai turni massacranti di lavoro e troppa libertà di movimento concesse ai ristretti”. Il sindacalista del Sappe, Emilio Fattorello denuncia “aggressioni tra i detenuti e contro il personale di polizia, risse, devastazioni ed altro: sono continue le denunce. L’ultima martedì, verso le 18, dopo l’ora d’aria tra i reclusi della IV sezione del reparto Nilo, che ha coinvolto quasi la totalità dei ristretti (circa 40), che si sono serviti di oggetti contundenti come i piedi dei tavolini per scontrarsi. Diversi sono stati i feriti medicati nell’infermeria dell’Istituto. Il personale della polizia penitenziaria, ridotto come sempre nell’organico, è riuscito a tenere la situazione sotto controllo evitando il peggio e mettere in sicurezza la Sezione con la chiusura dei violenti detenuti nelle rispettive celle”. Il Sappe ha ribadito la necessità di assegnare presso la casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere detenuti non problematici e di porre in partenza i detenuti resisi responsabili di atti violenti, per evitare continue criticità in un penitenziario complesso e dai deboli equilibri, dalla difficile gestione. “Ogni giorno registriamo nelle carceri violenze inaccettabile verso chi rappresenta lo Stato: e questo è inaccettabile! Basta”, aggiunge il segretario generale del Sappe Donato Capece. Per Capece “la situazione delle carceri italiane, per adulti e minori, è sempre più allarmante, per il continuo ripetersi di gravi episodi critici e violenti che vedono sempre più coinvolti gli uomini e le donne appartenenti al corpo di polizia penitenziaria. Donne e uomini che svolgono servizio nelle sezioni detentive senza alcuno strumento utile a garantire la loro incolumità fisica dalle continue aggressioni dei detenuti più violenti. Il taser potrebbe essere lo strumento utile per eccellenza (anche perché di ogni detenuto è possibile sapere le condizioni fisiche e mediche prima di poter usare la pistola ad impulsi elettrici) ma i vertici del Ministero della Giustizia e del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria fanno solo chiacchiere e la Polizia Penitenziaria continua a restarne sprovvisto. carcere si è concretizzata quando sempre più carceri hanno introdotto la vigilanza dinamica ed il regime penitenziario ‘aperto’, ossia con i detenuti più ore al giorno liberi di girare per le Sezioni detentive con controlli sporadici ed occasionali della Polizia Penitenziaria. Anche la consistente presenza di detenuti con problemi psichiatrici è causa da tempo di gravi criticità per quanto attiene l’ordine e la sicurezza delle carceri del Paese. Il personale di Polizia Penitenziaria è stremato dai logoranti ritmi di lavoro a causa delle violente e continue aggressioni. Ed è grave che, pur essendo a conoscenza delle problematiche connesse alla folta presenza di detenuti psichiatrici, le Autorità competenti non sia ancora state in grado di trovare una soluzione”. Il Sappe “scenderà in piazza a Roma, a settembre, per sottolineare quanto e come sia importante e urgente prevedere un nuovo modello custodiale. E’ grave che la recrudescenza degli eventi critici in carcere si è concretizzata quando sempre più carceri hanno introdotto la vigilanza dinamica ed il regime penitenziario ‘aperto’, ossia con i detenuti più ore al giorno liberi di girare per le sezioni detentive”. 

I reclusi sono allo stremo

Il detenuto-tipo è cambiato negli anni. E a quello che resta impresso nell’immaginario collettivo come il carcerato muto, solitario e rassegnato a subire la pena si è sostituito un nuovo modello, “meno tollerante e non disponibile a rinunciare ai diritti che da recluso gli spettano” per dirla con le parole di Emanuela Belcuore, garante dei detenuti della provincia di Caserta. Il caldo, la mancanza di attività trattamentali, l’interruzione dei corsi di istruzione che sono fermi ma anche la vicinanza alla discarica dei rifiuti, la presenza delle zanzare, la penuria di acqua e la pandemia da Covid sono gli ‘ingredienti’ alla base dei comportamenti dei detenuti stessi. “Mancano anche i trattamenti e il supporto psichiatrico che a Santa Maria Capua Vetere è praticamente assente nonostante molti ospiti della struttura ne hanno obiettivamente bisogno” aggiunge Belcuore. “In questa ottica con diverse associazioni stiamo provando a reperire e mettere a disposizione dei detenuti palloni, apparecchi di calcio balilla e altro. La gestione del detenuto deve però essere corretta anch nella concessione dei benefici di cui hanno diritto” ha poi concluso la garante dei detenuti. A pesare sui detenuti potrebbe essere anche la mancanza dei cellulari: abituati ormai all’uso quotidiano frequente degli apparecchi trovandosene privati li fa cadere in una sorta di  astinenza tecnologica.

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