La chiamano “Sindrome rancorosa del beneficiato”. Quella forma di fastidio, che matura nella mente di chi ha ricevuto un favore o un regalo e che può trasformarsi in ostilità o addirittura in odio nei confronti del suo benefattore. Un atteggiamento psicologico dovuto alla difficoltà di sopportare un debito di riconoscenza nei confronti di un’altra persona.
Chissà se è questo il sentimento che ha spinto Roberto Saviano a restare in silenzio di fronte alla notizia della dipartita di Silvio Berlusconi, l’uomo che controllava la Arnoldo Mondadori Editore attraverso la Fininvest e i cui figli siedono ai vertici del gruppo (la figlia Marina è presidente del Cda, il figlio Piersilvio è uno dei consiglieri).
Eppure la Mondadori ha di fatto creato il “fenomeno Gomorra”, consentendo alla prima opera dell’esordiente Saviano di conquistare il mercato editoriale internazionale: tradotto in 60 lingue, distribuito in centinaia di paesi nel mondo, venduto in forma cartacea, digitale e audio, trasformato in prodotti cinematografici, televisivi e teatrali.
Tutto questo è stato possibile grazie ai buoni uffici della prima azienda editoriale italiana e tra le prime in Europa, che può contare su un vero e proprio esercito di editor, esperti di marketing e comunicazione, social media manager e via discorrendo. Gente capace di trasformare un temino di prima media in un best seller mondiale.
Certo, sin dai primi mesi dopo la pubblicazione di “Gomorra”, in molti fecero notare a Saviano che non poteva fare il comunista continuando a restare sotto l’ala protettiva del leader della destra, e allora lui pubblicò i suoi libri successivi con altre case editrici. Ma in seguito è stato molte volte ospite della trasmissione “Amici di Maria De Filippi” in Mediaset, holding televisiva della famiglia Berlusconi.
Ogni tanto ha fatto finta di lasciarsi sfuggire anche qualche “punturina” al Cavaliere, ma si è sempre guardato bene dal fargli troppo male. Tanto che Marco Travaglio, che contro il Biscione è sempre stato ben più “sanguigno”, ha recentemente dedicato a Saviano un suo commento sotto il titolo “Er Mejo“: «“Roberto Saviano: ‘Meloni peggio di Berlusconi’” (La Stampa, 21.5). Lui, fra l’altro, era anche un ottimo editore».