Scuola, Bianchi: “No a lezioni fino a fine giugno. Ipotesi di riapertura anno il primo settembre”

Per far tornare gli studenti in presenza si lavora senza sosta, anche spingendo l'acceleratore sul piano vaccinale. Il 44,3% degli insegnanti ha già ricevuto la prima dose di vaccino

Una scuola (Foto Cecilia Fabiano/ LaPresse)

ROMA Patrizio Bianchi è al lavoro per riportare i ragazzi tra i banchi al più presto e il più a lungo possibile. E’ una priorità, ma tiene a precisare che la scuola non si è mai fermata, ha continuato a lavorare a distanza, e che tutto ciò che è stato fatto finora è stato dettato dalla necessità stringente. Quando si è deciso di chiudere, non “c’erano i difensori dei bambini da una parte e gli orchi dall’altra”, spiega alle commissioni in Parlamento, sui contenuti della proposta di Pnrr. “C’erano persone responsabili, rappresentanti dell’Iss deputati a fare questo”, afferma.

L’ipotesi

Incontra i sindacati ormai regolarmente e tiene banco l’ipotesi di riprendere il prossimo anno dall’1 settembre, anche se resta il grande nodo delle cattedre vacanti. Ci saranno da coprire oltre 200mila posti e non basteranno i due concorsi già banditi. A quanto filtra, per arrivare pronti servirà stabilizzare i precari e, forse, bloccare le mobilità. Sicuramente, prolungare le lezioni fino alla fine di giugno sarebbe complesso e del tutto inutile: “Le lacune degli apprendimenti non si risolvono negli ultimi 20 giorni di giugno, bisognerà tenerne conto per l’intero prossimo anno”, sostiene il ministro.

Il Pnrr

Sul Pnrr ringrazia l’ex ministra Lucia Azzolina, perché il piano è stato ripreso in quarta lettura e sostanzialmente conservato, “per un motivo chiaro: è stato apprezzato molto dalla Commissione europea”, fa sapere. Anche se annuncia di voler riflettere meglio sul tema della fascia 0-6 anni. Lì ci sarà da “investire di più” e meglio, considerando il divario di offerta tra Nord e Sud: “C’è una grande questione meridionale che va colta e va posta”, osserva.

Per far tornare gli studenti in presenza si lavora senza sosta, anche spingendo l’acceleratore sul piano vaccinale. Il 44,3% degli insegnanti ha già ricevuto la prima dose di vaccino. In alcune zone si è andati anche molto veloci, come in Puglia, Regione che ha vaccinato di più, in altre meno e ci sarà da recuperare. Per rientrare tra i banchi, però, molto si dovrà fare anche in concerto con i territori: “Bisogna considerare che la nostra struttura istituzionale vede un ruolo non irrilevante di Regioni e autonomie. Non possiamo nasconderci”, ricorda Bianchi.

Il Patto per l’istruzione e la formazione

Quindi lancia un ‘Patto per l’Istruzione e la Formazione’, per mettere la scuola al centro del Paese, per farne il “motore dello sviluppo e dell’eguaglianza sociale”. La richiesta è quella di andare oltre l’urgenza e riflettere su “una visione di cambiamento” dell’apparato. “Abbiamo di fronte un obbligo: fare in modo che la scuola torni ad essere il centro del Paese, un centro dinamico, un motore di sviluppo per uscire dalla pandemia, ma anche dalla stagnazione. Abbiamo di fronte un anno costituente, un anno in cui dobbiamo essere capaci di valorizzare al massimo la nostra scuola”, sono i propositi.

Il Patto, promette, avrà respiro ampio. Sostenibilità e inclusione saranno i pilastri. Per entrambi, ha assegnato le deleghe: “A Barbara Floridia quella per un grande piano di educazione alla sostenibilità, che diventa credibile solo e soltanto con una grande azione educativa. A Rossano Sasso quella alla disabilità e all’inclusione”.

La nuova scuola

Per il resto, sembra che nulla sarà come prima. Non più “lunghi corridoi con porte chiuse”, ma “una scuola aperta, con spazi specifici. La ristrutturazione degli edifici è fondamentale”.

(LaPresse/di Maria Elena Ribezzo)

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