Scuola, Zaia: “Focolai ci sono ma bisognava aprire, i ragazzi stiano attenti”

"L'attenzione che dobbiamo porre deve quindi continuare a essere massima. Quando ci viene consigliato di 'evitare ogni assembramento', s'intende davvero evitare occasioni che pur avrebbero tutto l’aspetto della banalità ma che per un soggetto fragile potrebbero significare non risollevarsi mai più dalla malattia".

Foto Andrea Gilardi/LaPresse

MILANO – “L’attenzione che dobbiamo porre deve quindi continuare a essere massima. Quando ci viene consigliato di ‘evitare ogni assembramento’, s’intende davvero evitare occasioni che pur avrebbero tutto l’aspetto della banalità ma che per un soggetto fragile potrebbero significare non risollevarsi mai più dalla malattia. È un appello che rivolgo a tutti i veneti che fino ad oggi hanno dato prova di serietà e senso civico, ma che indirizzo particolarmente a tutti i ragazzi, che sono coinvolti su più fronti, in primis quello scolastico. Così come è innegabile che esistano focolai nelle classi e negli istituti, altrettanto vero è che le scuole, prima o poi, avrebbero dovuto aprire. Proprio ai ragazzi chiedo la massima attenzione affinché vigilino su tutte le forme di aggregazione all’aperto”. Lo scrive il governatore del Veneto, Luca Zaia, in un passaggio della lettera inviata ai veneti in vista delle nuove regole sul Covid-19 che entrano in vigore domani. “Chiedo loro – aggiunge – di tenere sempre la mascherina correttamente indossata, perché se – a oggi – pare che questo virus non abbia esiti sanitari particolarmente pesanti per la fascia più giovane della popolazione, è pur vero che i ragazzi costituiscono comunque una catena di trasmissione importante nei confronti dei coetanei e conseguentemente dei familiari e degli adulti, con esiti spesso assai pericolosi”.

“In definitiva, tutti noi – rimarca Zaia – dobbiamo porre attenzione e scrupolo: non sottovalutare il rischio, non abbassare la guardia, stare attenti ai nostri comportamenti. Lo dobbiamo a chi ci sta accanto, a tutti coloro che non possono permettersi il lusso di contagiarsi e ammalarsi, per patologia, per età, per fragilità, condizione sociale, insomma per qualsiasi motivo. Lo dobbiamo a tutta la comunità. Lo dobbiamo a chi sta in ospedale 24 ore al giorno per prendersi cura di noi e delle nostre famiglie, quelle donne e quegli uomini della nostra sanità che anche in queste ore combattono per salvare la vita a tanti. E non è questione di oggi: per loro la guerra è cominciata il 21 febbraio 2020. È a loro, ai medici, agli infermieri, agli Oss, ai volontari, al personale tutto della sanità che rivolgo un ringraziamento a nome dei veneti. Siete stati e siete eccezionali, generosi, altruisti, fantastici insomma”. “Il coronavirus non può essere soltanto un problema di chi è in ospedale. Il coronavirus è un problema che riguarda tutti. Le belle giornate, il clima dolce e la primavera non possono farci dimenticare quanti malati ancora sono nelle stanze degli ospedali. Ripeto un mio tradizionale adagio: dopo la pioggia viene sempre il sereno! Il sacrificio e l’attenzione che vi chiedo lo dobbiamo ai nostri cari, ai veneti e al Veneto. E da questo virus, da questa pandemia, come la nostra storia ci insegna, ne usciremo”, conclude il governatore.

LaPresse

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