Si sprecano considerazioni in queste ore su autorevoli quotidiani e lungo le bacheche di social assai pervasivi sulla necessità di sconfiggere la destra alle Regionali. Un mantra che viene ripetuto acriticamente sia da sinistra che da quel che resta del Movimento Cinque Stelle, al fine unico di non perdere potere. Esponenti di peso del Pd c’avevano provato già per la Calabria, alla vigilia della tornata in Umbria, dove però poi il fallimento dei pentastellati, unito a quello del Partito democratico, è stato tale da bloccare il processo di ibridazione tra due forze politiche nate per farsi la guerra e, come per magia, finite al governo del Paese; dimostrando così un unico tratto in comune: l’amore verso le poltrone. Oggi quelle considerazioni che animarono il dibattito in Calabria fanno capolino anche in Campania, agitando il medesimo spauracchio (quello della destra) e compiendo lo stesso errore di impostazione (zero proposta politica e programmatica).
Dinanzi allora ad una così poco nobile tendenza, esasperatamente orientata al risultato, come quella che va manifestandosi nelle interviste di esponenti di partito autorevoli della cosiddetta sinistra radicale, e di riflesso anche in esternazioni da parte di altrettanto autorevoli colleghi pentastellati della compagine di governo nazionale, qualche domanda gli elettori della Campania a quest’ora se la staranno ponendo.
Si staranno chiedendo, ad esempio, perché il Partito democratico, che esprime un presidente di Regione con un profilo forte, abbia poi tutta questa paura di tornare alle urne con De Luca candidato alla presidenza. Si staranno altresì domandando per quale ragione una parte politica che è maggioranza e che rivendica in aula in occasione delle manovre finanziarie risultati e meriti del suo governo, poi senta la necessità, dichiarata senza infingimenti in argomentate interviste da quegli stessi consiglieri che poi votano il Bilancio della Giunta regionale, di andare oltre De Luca.
Infine, si saranno chiesti perché un consigliere regionale eletto nelle liste di De Luca e parte del gruppo “De Luca Presidente” abbia abbandonato la maggioranza adducendo, peraltro, motivazioni serie, legittime e squisitamente politiche.
Si tratta di interrogativi che conducono tutti ad una sola risposta e quella risposta non può che riferirsi al fallimento politico dell’attuale gestione del centrosinistra in Campania. Una gestione tutta imperniata su logiche clientelari che oramai non bastano più.
Ecco allora gli sherpa del Pd lanciare il tema della disperazione: arrestare l’avanzata della destra. Un falso problema. Un atteggiamento strumentale ed elusivo, che sa di resa. Un voltare le spalle ai problemi dei campani.
È di queste ore il botta e risposta tra il vicepresidente della Regione Fulvio Bonavitacola ed il ministro all’Ambiente Sergio Costa sull’emergenza maltempo. Screzi e frecciatine di due esponenti di primissimo piano della medesima maggioranza di governo nazionale. Queste sarebbero le forze politiche pronte a salvare la Campania? E da chi poi? Da una coalizione che esprime al suo interno anime riformiste, socialdemocratiche e liberali? Un vero insulto per i nostri concittadini che sono costretti a combattere ogni giorno con i tetti di spesa esauriti anche per le prestazioni sanitarie più elementari, con la Circumvesuviana che salta le corse, con le bonifiche annunciate ma mai partite.
Insomma, l’intelligenza dei campani è tale che il trucchetto di ritrarre il centrodestra come un pericolo ed una minaccia per la democrazia non attecchirà. Del resto, lo testimoniano inequivocabilmente i sondaggi.
di Ermanno Russo, consigliere regionale di Forza Italia e vice presidente del Consiglio