Fritto misto

Vincenzo D'Anna, ex parlamentare

Incombono, sulle sorti del governo (e della politica italiana), due date. Non sono certo “fatidiche” né tantomeno storiche come quelle che Mussolini apostrofò come “segnate dal destino” quando l’Italia si cacciò nella catastrofe della Seconda Guerra Mondiale. Diciamo che emergono dalla semplice cronaca politica di un’era nella quale confusione ed ignoranza sono elementi distintivi e preminenti. La prima è quella del prossimo 27 gennaio, giorno delle elezioni regionali in Emilia-Romagna, al cui esito è certamente “appesa” la durata dell’esecutivo giallorosso. Un’eventuale vittoria del centrodestra, dopo il trionfo in Umbria, segnerebbe senz’altro il fallimento di una politica che nasce dall’intesa tra Pd e M5S anche nella regione rossa per eccellenza, dove i dem sono ancora primi con qualche punto percentuale di vantaggio sulla Lega di Salvini. Uno smacco elettorale in quella terra potrebbe segnare finanche la fine della segreteria Zingaretti, oltre che un repentino ricorso alle urne per salvare il salvabile e mettere Matteo Renzi in fuori gioco.

La seconda data (non ancora fissata per la verità) è quella nella quale si svolgerà il cosiddetto “congresso” del M5S. Sono infatti al lavoro ben diciotto “facilitatori” per organizzare il primo tradizionale appuntamento pentastellato: una celebrazione organica svolta secondo i canoni della politica tradizionale al posto dei soliti fantasiosi happening ai quali Grillo & C. ci avevano abituati in passato. Un passato, quello delle assemblee estemporanee (meetup) e delle piattaforme informatiche, che appare ormai lontano e desueto tra i seguaci dell’ex comico genovese, e che ben illustra quanto avanzato sia il processo di normalizzazione politica ed istituzionale degli ex sanculotti rivoluzionari. Le scatolette di tonno che oggi si aprono sono riferite al condimento delle insalate, non già alla necessità di scardinare alla radice la prassi e le metodologie dell’ancien régime, quello per intenderci corrotto ed incapace, emarginato e beffeggiato con acrimonia e violenza verbale per molti anni dai grillini.

I “facilitatori” dovranno innanzitutto perimetrare gli ambiti congressuali, ovvero stabilire cosa possano decidere gli iscritti e cosa resti della decisione inappellabile e mutevole dei proprietari del simbolo e della rete telematica (Grillo & Casaleggio). Dovranno poi determinare sistemi di votazione per eleggere la classe dirigente ed infine scegliere una linea politica e programmatica che tenga conto delle mutate condizioni operative di un movimento che si è rimangiato quasi tutto quel che aveva, fin qui, tenacemente predicato. Infine saranno chiamati a scegliere un’identità politica, abbandonando la comoda neutralità di asserire tutto ed il contrario di tutto. Di conseguenza dovranno scegliere le alleanze che sono più omogenee alla loro identità. Ovvero stabilire con chi governare oppure se confluire, in prospettiva e nel tempo, con altri in un nuovo soggetto politico. Secondo quanto affermato dal ministro dell’Ambiente Sergio Costa la strada da imboccare sarà quella che porterà i grillini nel coacervo della sinistra.

Un orientamento che non credo convinca del tutto il premier Giuseppe Conte che opera sui territori per formare una sua personale compagine politica che, seppure alleata del Pd, cerca nel centro sia il ceto politico che gli elettori, soprattutto quelli della diaspora berlusconiana finiti necessariamente in braccio a Salvini. Non sono stati pochi i congressi nei quali i partiti si sono scissi in due o più fazioni, quindi il rischio di una spaccatura nel M5S è un evento al quale un appuntamento del genere può fare da degna cornice nonché dare legittimazione politica. Resta infine un ulteriore evento da valutare per scorgere il nuovo assetto dello schieramento politico italiano: quello della collocazione delle “Sardine”.

Queste ultime, finora, hanno attinto, nei sondaggi, le loro simboliche preferenze, alle due principali forze di governo, Pd e 5S, arrivando a toccare, nelle intenzioni di voto, addirittura il 20% delle preferenze. Resteranno un movimento oppure si scioglieranno nei partiti di provenienza lasciando, come al solito, allo sbando i buontemponi ed i qualunquisti che li hanno seguiti per fronteggiare il truce Salvini? “Gran confusione sotto il cielo” soleva ripetere Mao ai tempi della sanguinaria rivoluzione marxista in Cina. Così accade sotto il cielo del Belpaese, dove si naviga a vista. Ovvero, nel mentre col reddito di cittadinanza si rinnova l’antica pratica assistenziale anche per coloro che di mestiere fanno i disoccupati, si tagliano risorse alle pensioni di reversibilità delle vedove ed a quelle di invalidità. Come a dire: il solito fritto misto…

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