Sea watch, Rackete: “Dovevo entrare. Temevo che i migranti tentassero il suicidio”

La capitana della ong si difende

ROMA – “Non è stato un atto di violenza. Solo di disobbedienza. Ma ho sbagliato la manovra”. Lo dice Carola Rackete, comandante della nave Sea Watch, in un’intervista al ‘Corriere della sera’. L’aver colpito la motovedetta della Gdf, ribadisce, “è stato un errore di avvicinamento alla banchina. “Non volevo certo colpire la motovedetta della Guardia di finanza. Non era mia intenzione mettere in pericolo nessuno. Per questo ho già chiesto scusa e lo rifaccio: sono molto addolorata che sia andata in questo modo”.

La sua intenzione invece qual era? “La situazione era disperata. E il mio obiettivo era solo quello di portare a terra persone stremate e ridotte alla disperazione. Avevo paura”, risponde Rackete. “Da giorni facevamo i turni, anche di notte, per paura che qualcuno si potesse gettare in mare. E per loro, che non sanno nuotare, significa: suicidio. Temevo il peggio. C’erano stati atti di autolesionismo”. Nessun atto violento, però. “Mai, mai, mai nessuno deve pensare che io abbia voluto speronare la motovedetta della Finanza – insiste – È stata solo disobbedienza. E ho compiuto un errore di valutazione nell’avvicinamento alla banchina”.

(LaPresse)

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome