BERGAMO – “Ero innamorata del mio allievo, ho commesso un errore: solo ora me ne rendo conto”. Queste le parole della professoressa di Lettere arrestata per aver avuto rapporti sessuali con un suo alunno 13enne davanti al gip del tribunale di Bergamo. Un interrogatorio breve quello della docente 40enne, ma in cui ha raccontato tutta la storia sulla sua relazione proibita. La donna è stata sospesa dall’ufficio scolastico provinciale e non ha potuto partecipare agli esami di terza media. Attualmente si trova ai domiciliari per ‘assenza di freni inibitori’. Il legale della difesa Roberto Gianni ha chiesto la revoca dei domiciliari in favore di un divieto di avvicinamento, proposta accolta favorevolmente dal pm.
L’interrogatorio in lacrime
E’ stato breve l’interrogatorio di garanzia a cui è stata sottoposta la docente. Entrata in tribunale alle 12 la donna è uscita dopo appena una ventina di minuti. Stanca e provata la professoressa ha raccontato, interrotta da numerose crisi di pianto, della sua relazione con l’alunno. “Mi ero innamorata di lui – ha detto in lacrime – Ho perso la testa e ho sbagliato, anche perché sono in un momento difficile della mia vita, visto che mi sto separando da mio marito. Ho detto allo studente che stavamo sbagliando tutto, che era meglio smettere di vederci. Ma lui non ne ha voluto sapere. Ha insistito e io non sono stata capace di troncare la relazione. Solo adesso mi rendo conto della gravità dei fatti che gli vengono contestati”.
La relazione proibita
Una separazione dal marito in corso e due figli piccoli a cui dover badare: sono queste le cause che, come detto dalla docente, le avrebbero fatto perdere il controllo. Al punto da spingerla ad intrattenere la relazione proibita. Come due fidanzatini si scambiavano brevi messaggi romantici sul cellulare, chiamandosi reciprocamente ‘amore’. In uno degli sms la donna affermava addirittura di volersi presentare ai genitori di lui come la sua fidanzata. La donna ha aggiunto che avrebbe detto diverse volte al ragazzo che era sbagliato incontrarsi, senza però riuscire ad opporre un netto rifiuto.