Siccità, sul Po cuneo salino a 30 km: dal Pnrr 600milioni per riuso acque

Tocca un nuovo record il cuneo salino sul Po, arrivando a quota 30,6 chilometri.

Il fiume Po (Foto Marco Alpozzi/LaPresse)

MILANO – Tocca un nuovo record il cuneo salino sul Po, arrivando a quota 30,6 chilometri. Continua la risalita delle acque salmastre, con danni irreversibili ad agricoltura locale, habitat e biodiversità. È questa l’immagine della crisi idrica che non si arresta. L’Autorità distrettuale del primo fiume d’Italia lancia un nuovo allarme sul fronte siccità: le piogge delle ultime 24 ore al nord sono state “molto utili” negli equilibri idrologici a breve termine del Po e degli affluenti ma non risolvono i pesantissimi deficit di portata dell’acqua.

Nel ferrarese si è passati da 160 a 200 metri cubi al secondo, scongiurando per ora il rischio di uno stop ai prelievi. Ma i problemi – avverte l’Autorità – vengono solo spostati in avanti di 10 giorni. Anche perché nel frattempo i prelievi non sono stati ridotti al 20% dell’acqua disponibile, come deciso nel corso dell’ultima seduta dell’Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici insieme alle Regioni e ai portatori di interesse dei diversi settori, ma addirittura aumentati del 10%. “A cosa serve prendere decisioni, organizzare e coordinare incontri utili – tuona Meuccio Berselli, segretario generale dell’Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po-MiTE – se nessuno prende i provvedimenti amministrativi più adeguati e mette in pratica le decisioni prese aumentando il prelievo ognuno badando così esclusivamente al proprio interesse ed orticello?”.

Sul versante dell’agricoltura, la Coldiretti rivede al rialzo la stima dei danni della siccità che, combinata con grandine e trombe d’aria, costerà al settore 3 miliardi di euro. Con temperature oltre i 40 gradi i frutteti d’Italia – dalle ciliege alle pere – stanno ‘bruciando’ il 15% dei raccolti. Sull’acqua “ci sono interessi contrapposti – nota il ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli – perché potremmo pensare di attingere dal lago di Garda ma poi sarebbe un problema per il turismo se si abbassasse il livello e si togliesse balneazione possibile”. Sul breve periodo soluzioni non ce ne sono, avverte l’esponente dell’Esecutivo, per il quale si può solo “mettere delle risorse per ristorare i danni della siccità”. Sul medio e lungo termine, invece, “serve un piano strutturale per captare l’acqua piovana” puntando sulla realizzazione di “invasi”, “strumenti per diminuire lo spreco della risorsa” come “l’agricoltura di precisione dove si può arrivare fino al 70% del risparmio idrico”, oltre a “miglioramenti genetici sulle varietà colturali più resistenti a certi climi”.

Per far fronte alla crisi il ministero della Transizione ecologica di Roberto Cingolani emana un decreto da 600 milioni di euro per il riuso delle risorse idriche e la depurazione delle acque reflue scaricate nel mare e nelle acque interne. L’obiettivo, stabilito in ambito Pnrr, è trasformare gli impianti di depurazione “in ‘fabbriche verdi’” per “consentire il riutilizzo delle acque di scarico depurate per l’irrigazione e per scopi industriali”. Lo prevede anche un regolamento europeo che entrerà in vigore a giugno 2023 con Roma che non vuole farsi trovare impreparata alla scadenza. Il 40% delle risorse sarà assegnato alle Regioni del Sud.

LaPresse

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