Sicurezza, la direttiva di Salvini ai prefetti: ordinanze anti-degrado nelle zone rosse

Si tratta, ribadisce il Viminale, di "strumenti di natura straordinaria, contingibile ed urgente"

Foto Vincenzo Livieri - LaPresse Nella foto Matteo Salvini

MILANO – Sul tema sicurezza i prefetti potranno intervenire con ordinanze ‘anti-degrado’ per proteggere le cosiddette zone rosse delle città da “persone dedite ad attività illegali”. Lo prevede infatti la direttiva del ministro dell’Interno Matteo Salvini inviata ai prefetti dal titolo ‘ordinanze e provvedimenti antidegrado e contro le illegalità’.

Cosa prevede la direttiva in termini di sicurezza

Il testo precisa poi che la “prevenzione della criminalità diffusa, la promozione e tutela della legalità, il contrasto ai fenomeni legati al consumo smodato di alcool o all’uso di sostanze stupefacenti, la ferma reazione verso ogni forma di abusivismo o di violenza” è affidata ai sindaci. Ma ricorda che è stato “localmente sperimentato con successo il ricorso a provvedimenti prefettizi che vietano lo stazionamento a persone dedite ad attività illegali. Disponendone l’allontanamento, nelle aree urbane caratterizzate da una elevata densità abitativa e sensibili flussi turistici. Oppure che si caratterizzano per l’esistenza di una pluralità di istituti scolastici e universitari, complessi monumentali e culturali, aree verdi ed esercizi ricettivi e commerciali”.

Il Viminale dà il via libera alle ordinanze anti-degrado

Si tratta infatti, ribadisce il Viminale, di “strumenti di natura straordinaria, contingibile ed urgente. Si pongono nel catalogo degli interventi astrattamente possibili per il conseguimento delle finalità indicate come un prezioso ausilio alle politiche locali in atto”.

Le direttive inviate ai prefetti

In questo senso, la direttiva chiede dunque ai prefetti di convocare i Comitati provinciali per l’ordine e la sicurezza pubblica. Nell’ambito dei quali “dovrà essere avviata una disamina delle eventuali esigenze di tutela rafforzata di taluni luoghi del contesto urbano”. “L’esperienza nei territori – si legge nel documento – ha evidenziato l’esigenza di intervenire con mezzi ulteriori ogni qual volta emerga la necessità di un’azione di sistematico ‘disturbo’ di talune condotte delittuose. Che destano nella popolazione un crescente allarme sociale”.

(LaPresse)

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