NAPOLI – In Italia si stima che siano attribuibili al fumo di tabacco oltre 93mila morti ogni anno. Ieri, in occasione della Giornata mondiale senza tabacco è stato pubblicato il ‘Rapporto Nazionale sul Tabagismo’, diffuso nell’ambito del XXV Convegno “Tabagismo e Servizio Sanitario Nazionale”, tenutosi all’Istituto Superiore di Sanità. Stando ai dati del Ministero della Salute fuma il 20,5% della popolazione italiana sopra i 15 anni (10,5 milioni di persone, il 25,1% degli uomini e il 16,3% delle donne) ma aumenta la media del numero delle sigarette fumate, 12,2 sigarette al giorno e un quarto dei fumatori supera le 20. Nel dossier viene dato ampio spazio ai danni alla salute umana, il fumo ha un impatto devastante sulla nostra vita, ma è importante sapere che incide anche su quella delle future generazioni, per l’impronta anti-ecologica che questo “vizio” trascina con sé.
CIBO NON TABACCO
“Abbiamo bisogno di cibo non di tabacco” è il tema proposto quest’anno dall’Oms per la Giornata mondiale senza tabacco, che intende sensibilizzare su come l’industria del tabacco interferisce con i tentativi di sostituire la coltivazione del tabacco con colture sostenibili, contribuendo così alla crisi alimentare globale. I danni legati alla coltivazione e alla produzione di tabacco sono molteplici Attualmente, il tabacco viene coltivato in oltre 125 paesi come coltura da reddito, su un’area stimata di 4 milioni di ettari. La coltivazione e la produzione provocano danni ecologici globali a lungo termine, contribuiscono ai cambiamenti climatici e svolgono un ruolo cruciale nel determinare il futuro dell’agricoltura e della sicurezza alimentare.
DANNI AMBIENTALI
Ogni 300 sigarette (15 pacchetti) si consuma un albero per il processo di essiccazione delle foglie di tabacco. La deforestazione per le piantagioni di tabacco ha gravi conseguenze ambientali (perdita della biodiversità, erosione del suolo, inquinamento delle acque, aumento di CO2 nell’atmosfera e altro). La coltivazione del tabacco richiede sostanze chimiche, inclusi pesticidi e fertilizzanti, che possono inquinare le acque. I mozziconi di sigaretta contengono sostanze pericolose, come arsenico, piombo nicotina e formaldeide e sono tra i rifiuti più comuni in particolare sulle spiagge. Il fumo di sigaretta contribuisce all’inquinamento atmosferico: le emissioni dei prodotti del tabacco si stima equivalgono a tre milioni di voli transatlantici. Il fumo di tabacco contiene CO2, metano e NO2 e inquina gli ambienti interni ed esterni. Il fumo di tabacco lascia residui che si depositano sulle superfici e sono dannosi soprattutto per bambini e animali domestici. I cartoni e i pacchetti di sigarette venduti nel mondo producono due milioni di tonnellate di rifiuti (carta, inchiostro, cellophane, colla e alluminio). Inoltre i device delle sigarette elettroniche e dei prodotti del tabacco riscaldato contengono materiali dannosi all’ambiente e non biodegradabili; le cartucce e i contenitori di liquido per ricarica non sono riciclabili.
UN MARE DI PLASTICA
In termini di rifiuti, sono poco incoraggianti anche i dati dei monitoraggi effettuati nel Mediterraneo nel corso del progetto Common finanziato dall’Unione Europea tramite il programma Eni Cbc Med che ha visto coinvolta Legambiente. Su oltre 90mila oggetti raccolti sulle spiagge mediterranee e analizzati, 17mila (al primo posto con circa il 20%) sono mozziconi di sigaretta, 6mila sono cotton-fioc. Dai controlli è emerso che la plastica rappresenta l’80% dei rifiuti dispersi nell’ambiente marino e costiero: su oltre 90mila oggetti raccolti sulle spiagge, 17mila (circa il 20%) è rappresentato da mozziconi, 6mila sono cotton-fioc. Su oltre 700 individui analizzati, riconducibili a 6 specie ittiche, è risultato che un pesce su tre ha ingerito plastica, in più della metà delle tartarughe analizzate sono stati ritrovati rifiuti. Ciò non solo a causa dei problemi dovuti all’ingestione dei rifiuti, ma anche ai possibili effetti tossici legati agli additivi aggiunti ai materiali plastici.
© RIPRODUZIONE RISERVATA