E’ “libera” solo una spiaggia su 3

NAPOLI – Il mare è di tutti. Ma in Campania le spiagge libere sembrano un miraggio. Stanno sparendo, progressivamente, inesorabilmente. La nostra è una regione dove sembra impossibile sdraiarsi liberamente a prendere il sole o fare un tuffo senza sborsare fior di quattrini. Secondo Legambiente si può stimare che con le sole concessioni relative agli stabilimenti balneari, campeggi e complessi turistici oltre il 68% delle aree costiere sabbiose è sottratto alla libera e gratuita fruizione. Ciò significa che solo il 32% del litorale della nostra regione è “free”, quasi una su tre. Negli ultimi due anni, le concessioni solo per stabilimenti balneari sono aumentate del 23%: sono 1.125 nel 2021 erano 916 nel 2016. Record per i comuni di Meta di Sorrento dove 87% di spiagge occupate, Cellole e Battipaglia rispettivamente con 84% e 68%.

A fare il punto della situazione e dei cambiamenti in corso lungo le aree costiere è il nuovo rapporto di Legambiente “Spiagge 2022”, diffuso a pochi giorni dall’approvazione del Ddl concorrenza che pone fine alla proroga infinita alle concessioni balneari fissando l’obbligo di messa a gara dal primo gennaio 2024, così come deciso dalla sentenza del Consiglio di Stato. “Complessivamente in Campania – scrive Legambiente – sono 4.772 le concessioni demaniali marittime, di cui 1125 sono per stabilimenti balneari, 166 per campeggi, circoli sportivi e complessi turistici, mentre le restanti concessioni sono distribuite su vari utilizzi, da pesca e acquacoltura a diporto, produttivo. Ma a pesare sulle poche spiagge campane è anche il problema dell’erosione costiera con la presenza di 85 km di tratti di litorale in erosione, il 54% delle spiagge basse sabbiose (escluse le isole). E poi c’è la questione legata alle coste non balneabili: complessivamente lungo la Penisola il 7,7% dei tratti di coste sabbiose è di fatto interdetto alla balneazione per ragioni di inquinamento. Sicilia e Campania contano in totale circa 55 km su 87 km interdetti a livello nazionale. Seppur l’approvazione del Ddl concorrenza abbia portato un’importante novità, per l’associazione ambientalista sono ancora molti gli ostacoli da superare per garantire una gestione delle coste attenta alle questioni ambientali.

Per questo Legambiente lancia oggi un pacchetto di cinque proposte affinché nella prossima legislatura si arrivi ad avere finalmente una legge nazionale per garantire il diritto alla libera e gratuita fruizione delle spiagge e allo stesso tempo un quadro di regole e un quadro di regole certe che premino sostenibilità ambientale, innovazione e qualità. Cinque i pilastri su cui si dovrà concentrare il lavoro: garantire il diritto alla libera e gratuita fruizione delle spiagge, premiare la qualità dell’offerta nelle spiagge in concessione, ristabilire la legalità e fermare il cemento sulle spiagge, definire una strategia nazionale contro erosione e inquinamento e un’altra per l’adattamento dei litorali al cambiamento climatico. Sarà fondamentale per questo dare gambe ai decreti attuativi del Decreto Concorrenza per far sì che le prossime procedure di affidamento delle concessioni siano finalmente trasparenti”. In Italia una norma che stabilisca una percentuale massima di spiagge che si possono dare in concessione non esiste. A decidere sono le Regioni che alle spiagge libere sembrano pensare davvero poco.

In Puglia una legge ha stabilito il diritto di accesso al mare per tutti fissando una percentuale di spiagge libere pari al 60%, superiore rispetto a quelle da poter dare in concessione (40% ). Di segnale opposto si comporta la Campania che ha imposto un limite minimo (ed irrisorio) del 20% della linea di costa dedicato a spiagge libere. Con il risultato che la Puglia è la meta preferita da italiani e stranieri che vogliono un mare libero e cristallino, con conseguente boom economico. E poi ci si mette la natura. Ischia, vede tutte le spiagge in erosione e un parallelo alto tasso di artificializzazione del litorale. Il litorale domiziano, in particolare a Castelvolturno, negli ultimi 10 anni ha visto sparire intere spiagge fino ad un arretramento di 200-300 metri della linea di riva, a causa dell’irrigidimento della costa portato da pennelli e frangiflutti.

Il rischio erosione fino a 100 metri riguarda, invece, gli arenili di Pollica, Castellabate, Camerota, Agropoli, Montecorice, Maiori, Eboli, Procida, Ascea,Capaccio Paestum, Barano, Mondragone, Battipaglia, Pozzuoli, Positano, Vibonati, Amalfi, Massa Lubrense, Bacoli, Pisciotta, Serrara Fontana, Casamicciola Terme, Vietri sul Mare, fanno sapere da Legambiente. Anche quest’anno nel report “Spiagge 2022” si segnalano le buone pratiche contro l’erosione costiera per la gestione dei litorali e poi alcune storie di stabilimenti che puntano su un’offerta green e di qualità. In Campania sono segnalate a livello nazionale nel comune di Eboli dove si trova una fascia pinetata gestita dal circolo di Legambiente Silaris Eboli. Qui i volontari preservano l’ area con l’obiettivo di conservare la flora tipica della macchia mediterranea e proteggere l’arenile. Il circolo gestisce, cura e promuove l’area protetta dunale da più di 10 anni. A Marina di Ascea il Posidonia Beach Club ha ricostruito la duna alle spalle dello stabilimento, spianata da precedenti gestori per realizzare un parcheggio.

Inoltre presenta un impianto fotovoltaico ed un orto in spiaggia che utilizza anche a scopo didattico durante l’autunno o la primavera. A Marina di Camerota i Lidi del Parco sono un marchio d’impresa creato dall’Associazione Stabilimenti Balneari Marina di Camerota in partenariato con l’Ente Parco Nazionale del Cilento. Chi ne fa parte attua la raccolta differenziata , partecipa alle diverse giornate ecologiche per la pulizia dei fondali e delle spiagge . Un’eccellenza è rappresentata dall’ Oasi dunale – Capaccio Paestum che si trova in corrispondenza della famosa area archeologica, sul litorale pestano, e che occupa una superficie di ben 16 ettari (11 di pineta e 5 di spiaggia) gestita dal circolo di Legambiente Freewheeling di Capaccio-Paestum. Tante buone pratiche. A Napoli e Caserta, però, si vede poco. Troppo poco. E fare il bagno è diventato un lusso.

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