Sport, Malagò: “Spero in un ministro nel nuovo governo, fare presto su ad Milano-Cortina”

Le imminenti elezioni politiche tengono in apprensione anche il mondo dello sport, tra le difficoltà per il caro energia che mette a rischio migliaia di posti di lavoro e i vari tempi sul piatto relativo alle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026 a partire dalla nomina del nuovo amministratore delegato della Fondazione.

Foto Alfredo Falcone - LaPresse Nella foto: il presidente del Coni, Giovanni Malagò

MILANO– Le imminenti elezioni politiche tengono in apprensione anche il mondo dello sport, tra le difficoltà per il caro energia che mette a rischio migliaia di posti di lavoro e i vari tempi sul piatto relativo alle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026 a partire dalla nomina del nuovo amministratore delegato della Fondazione. “L’agenda sportiva da dare al Governo? La mia posizione e del Coni è che ci sia una persona, possibilmente con ministero e con portafoglio, in modo che direttamente possa portare risposte e soluzioni che lo sport chiede”, ha detto Malagò a margine di un evento nella sede milanese di Deloitte. “Oggi lo sport è sempre tra le prime notizie, c’è molto appeal e in più ospiteremo le Olimpiadi, di conseguenza è fondamentale una interlocuzione a braccetto con chi avrà onere ed onore di avere le deleghe per lo sport. Mi stupirei se non ci fosse questa complicità, sarebbe autolesionismo”, ha aggiunto il numero uno dello sport italiano. Sulla nomina del nuovo ad della Fondazione Milano-Cortina che potrebbe slittare dopo la nomina del nuovo Governo, il numero 1 dello sport italiano ha detto: “Non posso rispondere, ma sicuramente c’è condivisione da parte degli stakeholder e della politica. Poi formalmente quando avverrà non lo so, ma auspichiamo che avvenga il prima possibile per evidenti motivi”.

Sempre in tema di Olimpiadi, Malagò è tornato a chiedere celerità anche per quanto riguarda il completamento delle infrastrutture. “C’è stato un report recente da parte del commissario amministratore delegato Luigi Valerio Santandrea che fa vedere che c’è la luce in fondo al tunnel. È chiaro che, avendo presentato un dossier con pochissime cose da realizzare, bisogna pedalare e molto. Lo sanno tutti, è un dato di fatto”, ha detto Malagò. “Complicazioni e ritardi ci sono stati, il nostro è il Paese dei ricorsi ma fortunatamente sono andati nella direzione giusta (il riferimento è ai casi Palasharp e Palaitalia a Milano, ndr). Anche su questo non possiamo permetterci di perdere più tempo”. Quindi Malagò ha mandato anche un messaggio all’amministrazione Comunale e Inter e Milan per quanto riguarda il futuro dello stadio San Siro. “Sarei non serio se dessi una opinione. È una vicenda della città di Milano, del Comune e dei tifosi”, ha detto. “Non sarebbe corretto dare una opinione. Ma una cosa la penso, dobbiamo essere seri – ha aggiunto – abbiamo vinto presentando la candidatura con lo stadio di San Siro teatro della cerimonia inaugurale, con 80mila persone e a budget ricavi importanti. Poi ognuno fa le sue riflessioni, non sono né da una parte né dall’altra”.

Infine c’è stato il tempo anche per un paio di battute sugli ultimi grandi successi dello sport italiano, a partire dai trionfi di Sofia Raffaeli ai Mondiali di ginnastica ritmica in Bulgaria. “Una leggenda: non era mai successo che l’Italia vincesse la disciplina olimpica. Se poi qualcuno dice che non c’erano atlete russe e bielorusse, io dico che il punteggio ottenuto da Sofia non lo ha mai fatto nessuno”, ha detto Malagò. “Un mondiale di ginnastica con risultati mai accaduti nella storia del nostro paese. Viva la ginnastica e viva l’Italia”, ha aggiunto. Ora la palla passa alle ragazze del volley femminile, impegnate con i Mondiali. ll sogno è di ripetere l’exploit degli uomini in Polonia. “La squadra è molto forte e ci sono tutte le prospettive di arrivare fino in fondo”, ha detto Malagò. Sul grande momento del volley azzurro dopo la vittoria dell’Italia nel Mondiale maschile, il numero 1 dello sport italiano ha concluso: “Quella domenica pomeriggio, tra servizio pubblico e Sky il 28% degli italiani hanno guardato quella finale: un bel segnale culturale, aldilà della vittoria dell’Italia”.

di Antonio Martelli

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