NAPOLI (Giuseppe Stanga) – L’acqua come opportunità per migliorare il nostro impatto sull’ambiente. Utilizzare l’impronta idrica come strumento per il miglioramento dell’efficienza d’utilizzo della risorsa idrica di settori, processi e prodotti e di adattamento alla crisi climatica è l’invito che ha lanciato Legambiente ieri in occasione della IV edizione del Forum Acqua “L’impronta idrica come strumento di adattamento alla crisi climatica”. L’evento si è tenuto ieri mattina organizzato da Legambiente in collaborazione con Utilitalia, con partner principali Assocarta e Celli Group, Anbi e il patrocinio del Ministero della Transizione Ecologica e della Regione Lazio.
I DATI
Stando ai datti diffusi nell’ambito del Forum 2022, l’acqua è la risorsa naturale che più soffre problemi di sbagliata gestione, di eccessivo uso e la più sensibile all’inquinamento. Ad incrementare la sua vulnerabilità è la forte crescita di eventi climatici estremi, come eventi meteorici molto intensi e lunghi periodi di siccità, che causano danni ai territori, alle attività produttive, alla salute dei cittadini e agli ecosistemi. In Italia ogni anno si consumano oltre 26 miliardi di metri cubi di acqua: il 55% circa della domanda proviene dal settore agricolo, il 27% da quello industriale e il 18% da quello civile (elaborazione da dati Ispra Annuario dati ambientali 2020). Il prelievo di acqua supera però i 33 miliardi di metri cubi l’anno. Infatti, i consumi rappresentano, poco meno del 78% dei prelievi a causa di un ammontare di perdite pari a circa il 22% del prelievo totale e di queste perdite il 17% si verificano nel settore agricolo e il 40% in quello civile (Water Management Report 2017). Ma l’impatto sulla risorsa idrica del nostro Paese è molto più di quanto raccontato. Secondo i dati del water footprint network, infatti, l’impronta idrica dell’Italia è stimata in circa 130 miliardi di metri cubi all’anno, una delle più alte d’Europa, di cui il 60% è relativo all’acqua utilizzata per prodotti o ingredienti importati dall’estero. Numeri non più sostenibili su cui bisogna intervenire rapidamente.
UN APPROCCIO GREEN
Legambiente chiede di adottare un approccio integrato e multi-sistemico, basato proprio sull’impronta idrica, allo scopo di assumere, lungo tutto il ciclo dell’acqua, un atteggiamento più responsabile e sostenibile. Gli obiettivi sono migliorare la gestione delle risorse idriche, riducendo i rischi provocati da un eccessivo sfruttamento o inquinamento delle fonti d’acqua, e per farlo occorre quanto prima completare la rete fognaria e di depurazione ed eliminare gli scarichi industriali, portando ad una maggiore disponibilità e qualità della risorsa; migliorare la sostenibilità ambientale dei processi, identificando gli impatti sull’ambiente naturale ed individuando le modalità per la loro diminuzione. Bisogna aumentare la consapevolezza di consumatori finali e produttori, incrementando anche la responsabilità e cambiare il modello di gestione dell’acqua in ambito urbano, a partire dalla progettazione e realizzazione di edifici e degli spazi pubblici.
LE SOLUZIONI
E’ necessario pianificare gli usi dell’acqua arrivando ad avere una visione d’insieme. Per quanto riguarda l’uso potabile occorre agire su prelievi e consumi, riducendo le perdite degli acquedotti e dando priorità alla rete di distribuzione cittadina. A livello urbanistico occorre una riqualificazione idrica degli edifici e degli spazi urbani. Altra strategia è diffondere il ricorso ai regolamenti edilizi comunali che indirizzano verso il risparmio idrico,completare la rete fognaria e realizzare interventi volti alla separazione delle acque reflue civili da quelle industriali e di prima pioggia. A livello industriale occorre ridurre i consumi e progettare impianti e processi che minimizzino l’utilizzo di acqua. Infine bisogna innovare il sistema agroalimentare italiano con finanziamenti fortemente orientati a favorire il minor consumo di acqua, la diffusione di colture e sistemi produttivi meno “idroesigenti”, misure mirate all’incremento della funzionalità ecologica dei suoli agrari e della loro capacità di trattenere l’acqua e a contenere i consumi irrigui entro la soglia dei 2.500 metri cubi ettaro anno.
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