Stop al cibo take away a Venezia

Niente kebab e pizzette, Venezia mette un freno all’apertura di nuovi locali per il cibo da asporto

Venezia dice basta ai take away
Foto Ferdinando Russo - LaPresse

VENEZIA – La città di Venezia è tra le mete più gettonate del mondo, da sempre. Ma il flusso di turisti, se da una parte muove l’economia, dall’altra presenta un rovescio della medaglia assolutamente sconveniente. Il centro storico, di fatto, dopo il giro di lancette che scandisce una giornata media, presenta decine di bottiglie, sacchetti, cartacce. Si tratta di rifiuti abbandonati per lo più da chi decide di non fermarsi a mangiare a ristorante e sceglie un take away. Dal kebab alle pizzette, finanche ai pasti da asporto recuperati nelle gastronomie. Succede, o meglio, succedeva. Perché l’amministrazione ha detto basta. Il tutto per tutelare la città e il suo decoro. Il provvedimento della giunta guidata dal sindaco Luigi Brugnaro è giunto al termine di una vera e propria campagna durata circa un anno.

Il ‘peso’ dell’Unesco

Questioni di decoro, ma anche di Unesco. Sì perché l’ Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura aveva ipotizzato l’inserimento di Venezia nella lista nera dei patrimoni dell’Umanità a rischio. L’obiettivo è quello di arginare la diffusione dei punti vendita di cibo da asporto che, negli anni, sono spuntati come funghi. Anche perché, c’è da dirlo, i prezzi a Venezia non si possono dire accessibili a tutti. Ma per chi c’è già? Per chi vende già cibo da asporto? Non dovrà chiudere questo no, ma dovrà adeguarsi a delle norme a maglie più strette. In primis assicurandosi che chi consuma, quanto meno, non sporchi. Solo per ora. Sì, perché il disegno più ampio dell’amministrazione comunale sarebbe destinato a toccare anche le attività esistenti.

Le novità previste per chi è già attivo a Venezia

Tra le nuove regole cui gli esercizi potrebbero dover uniformarsi, c’è quella, ad esempio, di avere i servizi igienici, o di occuparsi della nettezza dei cestini circostanti al locale. Certo, si tratta di regole ancora da definire, ma il pensiero è quello. Venezia, dalla sua, non è l’unica. Firenze ha già fatto da apripista, con il divieto di apertura di ogni nuovo esercizio di cibo da asporto nel perimetro Unesco. 

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