WASHINGTON (USA) (LaPresse/AFP) – Si terrà il 16 luglio a Helsinki l’atteso summit fra Donald Trump e Vladimir Putin. Data e luogo sono stati decisi quando il presidente russo ha ricevuto a Mosca il consigliere di Trump per la sicurezza nazionale, John Bolton. Nel bilaterale, ha fatto sapere la Casa Bianca, i due discuteranno dei rapporti fra Stati Uniti e Russia e di una serie di questioni di sicurezza nazionale. Il Cremlino, dal canto suo, sottolinea che saranno affrontati “lo stato attuale e le prospettive di sviluppo delle relazioni russo-americane”, come pure i principali temi internazionali.
All’appuntamento di Helsinki il magnate repubblicano arriverà dopo altre tappe significative in Europa
L’11 e 12 luglio parteciperà al summit della Nato a Bruxelles. Poi andrà nel Regno Unito per incontrare la premier britannica Theresa May e la regina Elisabetta II il 13 luglio. I partner europei della Nato temono che la riunione dell’Alleanza possa essere per il tycoon una nuova occasione per nuovi rimproveri e tensioni. Preoccupazione rafforzata dalle indiscrezioni emerse proprio oggi. Nell’ultima riunione del G7 in Quebec, Trump ha detto ai leader occidentali che la Nato è negativa “come il Nafta”, cioè l’accordo commerciale di libero scambio fra Stati Uniti, Canada e Messico che l’inquilino della Casa Bianca ha minacciato di far saltare. A riferirlo è stato il sito Usa Axios, ma la notizia è stata confermata da un diplomatico europeo.
Il numero uno della Nato Jens Stoltenberg, però, dice di non dubitare di Trump e accoglie con favore la notizia del summit con Putin. “Sono assolutamente fiducioso nell’impegno del presidente Trump per la Nato. Lo ha detto in molti incontri con me e poi in pubblico. Ma quel che è più importante è che ha provato il suo impegno per la Nato non solo con le parole ma anche con i fatti”, ha dichiarato Stoltenberg a Bruxelles. Quanto al bilaterale, “accolgo con favore l’imminente incontro fra il presidente Trump e il presidente Putin perché credo nel dialogo”. Ha poi sottolineato: “Per me il dialogo non è un segno di debolezza ma di forza”. E “finché siamo forti e uniti possiamo parlare con la Russia”.