Tagli alle scorte, Salvini: “Recuperiamo poliziotti, alcune sono vecchie di 15 anni”

Il ministro dell'Interno ha annunciato tagli alle scorte entro una settimana: "Alcune sono vecchie di 15 anni e non hanno più senso"

Foto Fabio Cimaglia / LaPresse


Il Ministro dell’Interno ha annunciato tagli alle scorte entro una settimana: “Alcune sono vecchie di 15 anni e non hanno più senso” ROMA – Il ministro dell’Interno Matteo Salvini è pronto a tagliare sui meccanismi di protezione. A ‘Radio Anch’io’ questa mattina ha spiegato le ragioni della scelta che avverrà in quesi giorni. “Entro la settimana prossima firmerò questo provvedimento”, ha detto Salvini. L’obiettivo per i vicepremier è ridurre gli sprechi, ma la polemica è alle porte visto che arriva a cavallo con la revoca e la successiva riassegnazione della scorta al giornalista Sandro Ruotolo, minacciato dal boss Michele Zagaria.

Le parole di Salvini

“Ho sulla scrivania una revisione della modalità di gestione delle scorte perché sono più di 2mila gli uomini in divisa al giorno che proteggono Tizio o Caio. Il ministro ovviamente non fa scelte politiche, per cui io non dirò toglietela a Tizio o a Caio”, ha detto il vicepremier cercando di evitare lo scontro politico. Poi ha spiegato le ragioni dei tagli. “Ci sono alcuni provvedimenti di scorta che sono vecchi di 10-15 anni che non hanno più alcun senso e sicuramente recupereremo poliziotti e carabinieri”.

I tagli annunciati

La decisione di Salvini non è una doccia fredda. Il Viminale era già al lavoro da tempo per la razionalizzazione del sistema di protezione. Il capo della polizia Franco Gabrielli ieri ha detto che vorrebbe che le scelte in questo settore non fossero oggetto di strumentalizzazione politica. “Questo è un paese che ha troppe scorte, dobbiamo dircelo. Sono troppe e siccome le risorse sono poche forse una riconsiderazione la dobbiamo fare, fuori da strumentalizzazioni, automatismi e commenti da strada”. Ma di che valori parliamo? Stando agli ultimi dati di novembre, in Italia ci sono 585 scorte: quasi la metà per magistrati, poi leader politici nazionali e locali, dirigenti d’impresa, giornalisti e esponenti governativi.

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