Taranto: droga e telefoni in carcere nascosti in scatole di cioccolato

Droga, micro telefoni cellulari e schede Sim destinati ai detenuti nel carcere di Taranto venivano nascosti in scatole di cioccolato in polvere, creme e pennarelli

Foto LaPresse - Vince Paolo Gerace 15/10 /2018 - Milano (MI) Cronaca Viaggio Carcere San Vittore Nella foto Polizia carceraria nel Carcere di San Vittore in occasione del viaggio delle carceri italiane

TARANTO – Droga, micro telefoni cellulari e schede Sim destinati ai detenuti nel carcere di Taranto venivano nascosti in scatole di cioccolato in polvere, creme e pennarelli. È quanto è emerso dalle indagini condotte dalla Squadra mobile della città ionica che oggi hanno portato all’arresto di 9 persone, in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip del tribunale tarantino. Indagate a piede libero altre 15 persone.

Sei i destinatari di ordinanza di custodia in carcere e tre ai domiciliari accusati, a vario titolo, di illecita detenzione e introduzione all’interno del carcere di Taranto di telefonini, spaccio di sostanze stupefacenti, detenzione e porto illegali di armi comuni da sparo, corruzione e ricettazione.

L’indagine, stando a quanto reso noto nel corso della conferenza stampa che si è svolta questa mattina in questura, è partita nel 2020 da una costola di un altro procedimento penale. Sono state documentate almeno 5 consegne di pacchi.

I detenuti sarebbero stati in grado di reperire, all’interno del carcere, gli acquirenti a cui cedere lo stupefacente, gli apparecchi telefonici e le schede telefoniche, ottenendo guadagni attraverso ricariche Postepay da parte dei familiari di questi ultimi.

 “Tre detenuti organizzavano la consegna di pacchi da destinare al carcere di Taranto, impartendo a 4 pregiudicati in libertà le direttive circa le modalità di confezionamento del pacco e la successiva consegna ad altro soggetto ammesso alla misura alternativa alla detenzione in carcere, il quale a sua volta lo consegnava all’appartenente alla polizia penitenziaria che lo introduceva all’interno della casa circondariale di Taranto e lo recapitava ai detenuti per il successivo smistamento”, hanno spiegato gli investigatori. La droga veniva chiamata ‘la verde’, ‘borotalco’, ‘fumo’, ‘panino’, ‘filone’ o ‘erba’.

“Le Sim erano intestate a stranieri, irreperibili sul territorio nazionale oppure a soggetti ignari che avevano sporto denuncia per sostituzione di persona”, hanno sottolineato.

Ad alcuni dei destinatari della misura è contestato anche il concorso nella detenzione e nel porto in luogo pubblico di un’arma comune da sparo calibro 22 marca Bruni nonché la detenzione illegale di armi da sparo.

 È accusato di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio l’agente della polizia penitenziaria coinvolto nell’inchiesta della Squadra Mobile di Taranto sulla consegna di pacchi contenenti droga, telefonini e schede Sim ai detenuti della casa circondariale della città ionica.

Secondo l’accusa, avrebbe ricevuto somme comprese tra 375 euro e mille euro per ciascuna consegna. L’appartenente alla penitenziaria è finito ai domiciliari ed è considerato “figura cardine” dagli investigatori che oggi hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare. “Era un cavallo di Troia e consentiva l’agevole introduzione dei pacchi, sfruttando e piegando la propria funzione e a scopi illeciti”, sostengono gli investigatori nella nota a margine dell’esecuzione del provvedimento del gip.

Il 29 gennaio 2021 furono tratti in arresto in flagranza di reato il poliziotto penitenziario e un detenuto agli arresti domiciliari per corruzione, detenzione illegale di sostanze stupefacenti, di apparecchi telefonici e Sim Card da introdurre nel carcere di Taranto. “In quella occasione emerse che il detenuto aveva ricevuto dal fratello di un uomo ristretto nell’istituto penitenziario tarantino, un pacco contenente una confezione di cioccolato in polvere e una di crema, telefoni cellulari e sostanze stupefacenti”, ricordano gli investigatori. “A ritirare il pacco dall’abitazione, a fronte di un compenso pattuito di 500 euro, sarebbe stato l’appartenente alla penitenziaria”, concludono.

(LaPresse)

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