Tennis, Berrettini riparte da Gstaad: obiettivi Us Open e Finals a Torino

Quattro anni fa Matteo Berrettini, senza mai perdere il servizio, lanciava di fatto la sua carriera.

Matteo Berrettini (AP Photo/Frank Franklin II)

MILANO– “Quattro anni mi sembrano venticinque – ha detto, ricordando quel primo trionfo -. Ero qui senza allenatore, allora. Non mi aspettavo di giocare così bene, di vincere singolo e doppio. Rispetto ad allora, il posto è esattamente identico, la palla viaggiava come quattro anni fa. Io invece sono una persona diversa, non dico migliore o peggiore, ma evoluta. Allora mi scoprivo partita dopo partita, ora ho un database più importante, un’esperienza maggiore e so meglio quello che affronterò”. Quattro anni fa Matteo Berrettini, senza mai perdere il servizio, lanciava di fatto la sua carriera. Vinceva il suo primo titolo ATP a Gstaad, sul Centrale dedicato all’australiano Roy Emerson che ancora tiene frequentati clinic in questa rinomata meta turistica svizzera. Da Gstaad il romano riparte dopo il COVID-19 che l’ha privato della possibilità di scendere in campo a Wimbledon. Un colpo che l’ha abbatttuto ma non affondato, come ha raccontato in un incontro con rappresentanti della stampa italiana organizzata via Zoom a cui era presente SuperTennis. “E’ stato assurdo. Il mio team cercava di non sembrare troppo triste, a un certo punto mi sono aggrappato alla speranza di essere stato positivo prima e di poter essere negativo il martedì per la partita con Garin. Ma così non è stato. A un certo punto – ha raccontato – ci siamo detti c’è qualcosa o qualcuno che ci sta maledicendo, non lo so. Ma ho sempre cercato di guardare il lato positivo. Venivo da due settimane in cui non avrei potuto desiderare di meglio. Ho cercato di lasciare Londra con il ricordo del Queen’s e non di Wimbledon” ha spiegato.

A Gstaad giocherà il doppio con il fratello Jacopo, a cui ha fatto da coach, mentre si allenava, al Club La Meridiana di Casinalbo dove Jacopo ha preso parte a un ITF da 25 mila dollari. “Mio fratello e mia nonna mi hanno aiutato tanto a Londra. Poi con Jacopo siamo stati benissimo a Casinalbo, il torneo è organizzato benissimo e loro ci hanno trattato benissimo. Mi ha fatto piacere, non ho spesso l’occasione di passare tanto tempo con lui” ha spiegato Matteo. In prospettiva, il prossimo grande appuntamento a cui guardare anche in previsione della qualificazione per le Nitto ATP Finals, è lo US Open. “Ma prima vorrei fare bene nei due Masters 1000: in Canada non ho mai giocato, a Cincinnati non ho mai fatto grandi risultati – spiega -. Dai prossimi tornei mi aspetto intanto di poterli giocare. Ho tanta motivazione, rabbia agonistica per quello che in questa stagione mi è stato un po’ tolto. La stagione è ancora lunga, Torino rimane un obiettivo per tantissimi motivi. Mi sento di appartenere a quel livello, nonostante tutto sono ancora in corsa e voglio fare il meglio per arrivarci”.

LaPresse

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