ROMA (Gennaro Scala) – Un primo set in cui sembrava tutto scritto. Il maiorchino che martella dalla riga di fondo e respinge indietro il tedesco, facendolo giocare oltre due metri fuori dal campo. Finisce 6-1 per Rafa Nadal e, più che una finale sembra un allenamento. Poi, al cambio di campo, succede qualcosa. Sasha Zverev inizia a trovare potenza e incroci. Rompe un argine e conquista il primo break, il resto è strada in discesa. Sì, in discesa, perché il risultato finale del secondo set è sempre 6-1, ma per il tennista tedesco. Perfetta parità.
Concentrazione e istinto killer
Ora in campo scende anche l’esperienza. Perché se il terzo set inizia equilibrato, a fare la differenza arriva un fattore esterno imponderabile. La pioggia. Il match subisce un’interruzione consistente, di circa cinquanta minuti. In quel lasso di tempo può accadere di tutto, soprattutto nella testa dei giocatori. E’ qui che l’esperienza è scesa in campo a fianco del mancino di Manacor che, dopo aver conquistato un importante break, riesce ad allungare fino al 5-3. L’ultimo gioco inizia come si era concluso il penultimo. Uno Zverev a caccia di ‘invenzioni’ che sperimenta un drop shot chiamando a rete Rafa che colpisce di volo, poi il tedesco prova un lob che finisce lungo di una quarantina di centimetri.
“Il più grande di sempre sulla terra rossa”
Negli ultimi tre punti Nadal disegna il campo e a ringhia ad ogni colpo. Il championship point è uno scambio che si conclude con una palla corta a incrociare a pochi centimetri dalla rete. Le lunghe leve del 21enne Zverev non ci arrivano. Nadal solleva il trofeo dopo 5 anni. “La prima vittoria qui risale al 2005, oggi è un giorno altrettanto speciale” racconta Rafa dopo il successo. L’altro, il next gen del tennis tedesco e mondiale gli rende omaggio: “Sulla terra rossa sei il più grande di sempre”. Come dargli torto.