Terra dei Fuochi, è ora di dire basta

Foto Marco Cantile/LaPresse La 'Terra Dei Fuochi'

NAPOLI – Scrivi ‘Terra dei Fuochi’, leggi ‘condanna a morte’. E’ una storia lunga e dolorosa quella che da anni si trascina nel territorio della regione Campania, logorata in ogni suo punto da un’emergenza che ormai non si può più nascondere e di cui si deve parlare, il più possibile. Quella dei cumuli di spazzatura e sostanze tossiche bruciate a ogni ora del giorno e della notte in ogni provincia della Regione, con un focus particolarmente concentrato nel Casertano e nella periferia nord di Napoli. Particelle tossiche che a contatto con l’organismo lo danneggiano ora dopo ora, fino a renderlo malato e a ucciderlo.


Una piaga sociale che la Campania vive da anni. La visita nel nostro territorio del ministro della Salute Sergio Costa accende una timida luce di speranza sul sentiero di chi ha perso un caro, un amico, un conoscente per una malattia nella maggior parte dei casi provocata proprio da quei roghi killer.

Una realtà segnalata, documentata. La lotta che si conduce contro spietati incivili, noncuranti della salute pubblica, prosegue. Ma per vincere la guerra c’è bisogno di mettere insieme tutte le forze.

“Nella Terra dei Fuochi aumentano le denunce, i sequestri, gli arresti, aumentano gli elementi di corredo, che sono molto significativi sull’attività operativa delle forze dell’ordine. Ma aumentano anche i roghi”, ha affermato Costa. Il ministro ha lanciato quindi un messaggio preciso: creare una sinergia vincente per arginare il fenomeno della Terra dei Fuochi. Per Costa è dunque arrivato il momento in cui “anche gli enti locali ci diano una mano. Per non buttare loro addosso una croce troppo pesante, stiamo anche avendo una serie di rapporti con i cosiddetti consorzi di filiera per il riciclo”. Il motivo di tale coinvolgimento è di carattere strettamente ambientale: “Se si aumenta il riciclo, la differenziata, togli il materiale da terra e dai occasioni economiche per lo sviluppo. Il famoso pneumatico, il pellame, se gli puoi dare un risultato economico successivo è da stupidi dargli fuoco”. Un riciclo virtuoso che scoraggi i piromani e incentivi il ciclo di produzione e, quindi, di guadagno. Intanto, come fatto sapere dal ministro, “il prefetto di Napoli ha assunto l’onere del coordinamento e di settimana in settimana si faranno i comitati per l’aspetto operativo”.

Un’unione di più forze che, ci tiene a sottolineare Costa, rappresenta una “battaglia di tutti”. Di conseguenza, “chi non vuole partecipare se ne assumerà la responsabilità politica”.

Si lavora inoltre anche per la riqualificazione le aree verdi distrutte dalle fiamme, quella del Vesuvio, nel luglio del 2017 devastata da maxi incendio. “Il recupero del Vesuvio passa per un altro anello, un altro tassello: l’apertura, oggi (ieri per chi legge), del nuovo sentiero “il Fiume di Lava”. Sappiamo bene che la zona vesuviana è una zona meravigliosa quanto problematica e per questo è nato il “Grande progetto Vesuvio”, cioè un piano pluriennale di investimenti e rigenerazione naturalistica del Vesuvio, con il fine di rilanciare l’Area attraverso tutta la comunità, dai comuni all’Ente Parco e al Ministero dell’Ambiente”, ha dichiarato Costa.

“Sarà un sentiero che percorrerà la colata lavica del 1944, un percorso naturalisticamente e paesaggisticamente superlativo, inoltre i turisti arriveranno qui, grazie a infastrutture green, in modo sostenibile. L’importanza della rete sentieristica passa per la riqualificazione, un’operazione fondamentale non solo per il Parco del Vesuvio, ma per tutta l’Italia. La maggior frequenza, il maggior controllo e la maggior attenzione di un’area previene anche l’incuria del territorio, gli incendi e le attività criminali che, come sappiamo molto bene, minano l’ambiente e la salute dei cittadini”.

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