NAPOLI – Spreco di risorse che incide sull’impatto ambientale. L’ecologia è anche risparmiare energia, partendo da piccole e grandi soluzioni relative alla vita domestica. La riqualificazione energetica del patrimonio edilizio è una delle chiavi strategiche per affrontare le principali emergenze al centro del dibattito pubblico, dalla crisi climatica a quella socioeconomica, dal perdurare dei conflitti al caro bollette: a patto che a beneficiarne, però, siano soprattutto le fasce più bisognose della popolazione e i quartieri marginali delle nostre città. E’ questa la tesi sviluppata dalla quarta edizione del rapporto di Legambiente “Il diritto di vivere in classe A” nell’ambito della campagna Civico 5.0, che racconta e denuncia lo stato di inefficienza dell’edilizia in Italia. Civico 5.0 è la campagna nazionale di Legambiente nata con l’obiettivo di stimolare tutto il mondo che ruota intorno ai condomini a ripensare ad un nuovo modo di vivere in queste comunità. A partire dall’applicazione di soluzioni che possono non solo ridurre i costi nel bilancio familiare, ma anche migliorare la qualità di vita, il comfort abitativo e contribuire in modo importante alla lotta contro i cambiamenti climatici, contro l’inquinamento atmosferico, la riduzione di risorse importanti come l’acqua e il suolo.
SPRECHI
Il settore edilizio è tra i maggiori responsabili del cambiamento climatico, secondo il “vecchio Piano Nazionale Integrato Energia e Clima” infatti incide con il 17,4% delle emissioni totali causate non solo dalle fonti fossili utilizzate nel settore, ma anche dallo stato di inefficienza che permette forti dispersioni di calore costringendo famiglie, scuole e uffici a utilizzare il riscaldamento più di quello che sarebbe necessario rispetto ad un edificio ben coibentato. Una scarsa attenzione al settore edilizio che porta, nel 2020, i consumi finali di energia delle famiglie italiane a 47 Mtep, con una riduzione del -9,6% rispetto all’anno precedente, per un costo di 65 miliardi di euro. Il 64% dell’energia, pari a 30,3 Mtep di cui 15,6 da gas fossile, utilizzata per usi domestici – riscaldamento, raffrescamento, acqua calda, uso cucina, illuminazione e funzionamento degli elettrodomestici – la restante parte per trasporto privato. Una spesa che si traduce in 1.400 euro medi annui, secondo la Relazione annuale situazione energetica 2020, MiTE, di cui 932 euro l’anno solo per le spese legate al gas. Tra le diverse voci di spesa, ad incidere di più il riscaldamento delle abitazioni, con 21,32 Mtep, pari al 67% degli usi domestici, mentre il restante 33% è destinato ad altri usi quali l’acqua calda sanitaria, il raffrescamento (voce destinata a crescere), l’illuminazione e le apparecchiature elettriche.
IL MONITORAGGIO
I monitoraggi condotti da Legambiente attraverso termografie, in grado di rivelare il comportamento termico dei manufatti edilizi, hanno interessato cinque Regioni italiane, sette città e nove diversi quartieri che si aggiungono ai dieci della scorsa edizione, dalla Lombardia alla Sicilia: Corvetto a Milano, dove sono in atto processi di rigenerazione, l’Isolotto a Firenze, dalla seconda metà del ’900 strutturato con un’attenta progettazione e uno studio degli spazi, San Giovanni a Teduccio a Napoli, dove è sorta la prima comunità energetica rinnovabile e solidale in Italia, il Quarticciolo, Casilino 23 e Villa dei Gordiani a Roma, Villaggio Kennedy a Piazza Armerina, Viale Autonomia a Caltagirone e Via Turati a Caltanisetta, dove gli interventi dell’ente gestore ancora latitano. Un viaggio da Nord a Sud che ancora una volta racconta di luoghi in cui efficienza energetica e il diritto a vivere in case dignitose rappresentano una chimera; di un’edilizia popolare vetusta, poco manutenuta e curata, cui si accompagnano dispersioni degli infissi, involucri poco coibentati e sistemi murari disperdenti. Emerge inoltre che le criticità acuiscono le disuguaglianze già vissute prima dell’emergenza sanitaria, che risultano aggravate dal caro bollette post-pandemia.
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