Tokyo 2020, staffettisti in coro: “Rischio oblio? Fatta storia non c’è Lukaku che tenga”

Il rischio dell'oblio dopo la sbornia di Tokyo. Il campionato italiano di calcio è alle porte mentre le Olimpiadi stanno vivendo le loro ultime emozioni. In assenza del pallone gli italiani hanno virato la loro attenzione sul Sol Levante ma a breve le gerarchie torneranno quelle di sempre.

TOKYO – Il rischio dell’oblio dopo la sbornia di Tokyo. Il campionato italiano di calcio è alle porte mentre le Olimpiadi stanno vivendo le loro ultime emozioni. In assenza del pallone gli italiani hanno virato la loro attenzione sul Sol Levante ma a breve le gerarchie torneranno quelle di sempre. Comprensibile, ma tra l’oggettività e la marginalità c’è una bella differenza. Per questo gli olimpionici della 4×100 lanciano un appello: “L’atletica è la regina degli sport e noi abbiamo fatto qualcosa di straordinario. Non c’è Messi o Lukaku o Ronaldo che tenga”, dice Fausto Desalu. “Dipende molto da voi media – gli fa eco Filippo Tortu – abbiamo vinto cinque medaglie d’oro. Non so cosa possiamo fare di più. Sicuramente ci metteremo del nostro per rinconfermarci”.

Chi sicuramente non finirà nel dimenticatoio è Marcell Jacobs. Lui è l’uomo copertina dell’Olimpiade. “Questo quartetto è stato provato solo nell’ultimo raduno – racconta – ma eravamo sicuri che sarebbe stato quello titolare. Una volta entrati in pista sapevamo che avremmo potuto fare qualcosa di grande e lo abbiamo fatto”. Il velocista nato in Texas ma cresciuto a Desenzano è ancora disorientato. “Vedere il mio nome insieme a quello dei più grandi è incredibile – racconta – non vedo l’ora di correre a Eugene (la tappa di Golden League negli Usa dove sarà ai blocchi di partenza). Gli avversari saranno quelli che ho avuto qui. Sarà un’occasione per riconfermarmi.

Intanto c’è da gustarsi l’impresa. Filippo Tortu, nonostante la notte insonne, è ancora ebbro di gioia. “Avevo deciso mezz’ora prima che sarebbe stata la gara della mia vita”, rivela. A lui è toccato il compito più bello e allo stesso tempo più difficile: correre l’ultima frazione. “Hai addosso una tensione superiore rispetto alla gara individuale – dice – l’Olimpiade per me è tutto e alla fine sono state lacrime di gioia”. Lorenzo, Marcell, Fausto e Filippo hanno fatto un miracolo. E i miracoli, conclude l’uomo del tuffo decisivo sul traguardo, “non possono essere spiegati”.

dell’inviato Andrea Capello

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