Torna a casa il boss dei Casalesi Nunzio De Falco: fu lui a ordinare l’omicidio di don Peppe Diana

E’ stato anche il mandante dell’assassinio di Mario Iovine avvenuto a Cascais. Condannato all’ergastolo, è gravemente malato. I nipoti hanno fatto festa alla notizia del ritorno a Villa Literno

E’ stato il mandante dell’omicidio di don Peppe Diana a Casal di Principe. Se il killer Giuseppe Quadrano, la mattina del 19 marzo 1994, esplose cinque colpi di pistola in direzione del sacerdote, è perché gli fu ordinato da Nunzio De Falco detto ‘o lupo, fratello del boss Vincenzo. E prima di commissionare l’assassinio del prete, fu sempre lui, ora 71enne, a volere la morte di Mario Iovine: il braccio destro di Antonio Bardellino venne eliminato a Cascais, in Portogallo, il 6 marzo 1991. Condannato all’ergastolo per questi due delitti, il Tribunale di sorveglianza gli ha concesso i domiciliari. E’ gravemente malato (stando alle indiscrezioni circolate, sarebbe in fin di vita) e così gli è stato permesso di lasciare il carcere e trasferirsi nell’abitazione di un suo familiare a Villa Literno. In altre circostanze, che hanno richiamato l’attenzione dei media nazionali, i magistrati, seppur riscontrate le gravi condizioni di salute di chi ne faceva richiesta, hanno risposto picche alle istanze di mafiosi tese ad ottenere gli arresti in casa. Il capomafia Bernardo Provenzano aveva chiesto di trascorrere nella sua dimora siciliana gli ultimi giorni di vita. Totò Riina pure ci aveva provato. Ed anche i legali di Raffaele Cutolo ‘o professore avevano cercato di fargli varcare i cancelli della prigione. Tutti tentativi senza successo. Logicamente si tratta di criminali che hanno storie e spessori diversi. Ogni caso va valutato singolarmente. E generalizzare sarebbe un grave errore. Ad ogni modo a Nunzio De Falco, emblema di una delle pagine più tristi e cruente della storia casertana, mafioso che mai ha violato il patto di omertà stretto con gli altri affiliati, criminale che barbaramente ha decretato la morte di don Diana, sacerdote impegnato nella lotta alla criminalità organizzata, è stata data la possibilità di passare questa fase finale della sua esistenza circondato dai propri cari. Nonostante il sangue che ha versato, potrà trascorrere questi giorni in cui starebbe combattendo tra la vita e la morte al fianco dei suoi familiari. Di pancia (non badando a codici e norme, che invece, giustamente, devono essere seguiti da chi amministra la giustizia) ci viene da dire che è un segnale sgradevole, che non andava dato.
Alla notizia del ritorno a casa di De Falco, alcuni suoi nipoti, a Casal di Principe, hanno fatto festa. E così, a completare il quadro per nulla incoraggiante, è stato rispettato anche il più comune dei cliché mafiosi.
La storia di ‘o lupo ricorda quella di Luigi Venosa ‘o cucchiere. Anche a lui, boss sanguinario, venne permesso di trascorrere le ultime ore di vita tra l’affetto dei suoi cari e farsi fotografare insieme al nipotino.
Il fratello di Nunzio, Vincenzo, venne assassinato nel febbraio del 1991: fu il delitto che segnò l’ascesa al potere criminale nella provincia di Caserta degli Schiavone.

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