Firenze, 25 mag. (LaPresse) –
Per Re Mida è arrivato il momento della condivisione e del salto verso la replicabilità per incidere nel quadro normativo nazionale e comunitario.
A due anni e mezzo dalla sua nascita, il progetto Life finalizzato allo sviluppo di tecnologie innovative per la gestione del gas di discarica (finanziato dalla Commissione europea – ideato dal Dipartimento di ingegneria industriale dell’Università di Firenze, con il partenariato di Regione Toscana insieme al Centro servizi ambiente impianti Spa e Sienambiente Spa) fa da base alla stesura delle Linee guida regionali per la gestione del gas di discarica in fase di post gestione.
Allo stesso tempo può dare il via a una proposta di approfondimento della normativa tecnica di riferimento (Landfill Directive) che potrebbe incidere su una positiva modifica della normativa nazionale e comunitaria. E’ quanto è emerso dal workshop, il terzo da quando il Re Mida è nato, che si è svolto stamani nella sala delle Feste di Palazzo Bastogi a Firenze organizzato da Dipartimento di ingegneria industriale dell’Università di Firenze e Regione Toscana, che ha visto la presenza in sala o in streaming delle agenzie Arrr, Arpat, Arpa Campania, Arpae Emilia Romagna, Arpat Lombardia, Arpa Piemonte, Arpa Veneto, Arpa Lazio, Appa Bolzano e la Città metropolitana di Torino.
“Una condivisione di percorsi e soluzioni possibili utile e fondamentale – ha sottolineato Renata Caselli, dirigente del settore Servizi pubblici locali, energia e inquinamenti della Regione Toscana -. L’obiettivo è quello di promuovere l’utilizzo della tecnologia qui sperimentata e valutare la possibilità di intervenire con una modifica o interpretazione della normativa nazionale e comunitaria vigente per garantire una auspicabile uniformità di comportamenti in campo nazionale e una certa armonia di iter anche dal punto di vista delle autorizzazioni”.
Il progetto, che dopo oltre un anno e mezzo di sperimentazioni ha dimostrato di dare ottimi risultati riuscendo a eliminare i gas climalteranti e anche gli odori che fuoriescono dalle discariche esaurite, è stato illustrato da Isabella Pecorini, Ph.D del Dief, che ha illustrato i processi che hanno portato alla realizzazione di due impianti pilota in due discariche toscane, quella di Podere il Pero (Castiglion Fibocchi, Arezzo), dove è stato installato un biofiltro collegato al sistema di estrazione del gas di discarica attualmente presente, e quella de Le Fornaci di Monticiano (Siena), dove è stato realizzato un sistema di biofiltrazione passivo per il trattamento dei gas residuali.
Quindi Pecorini ha spiegato il trattamento del gas residuale, che essendo povero, perché senza potere calorifico e quindi non recuperabile dal punto di vista energetico, non ha le caratteristiche per poter essere distrutto, indicazioni che arrivano dalla Commissione europea. L’unica via possibile quindi è la biofiltrazione tramite l’ossidazione biologica, processo che il progetto Re Mida mette a punto con ottime performance, sia dal punto di vista tecnologico che economico. Non ultima caratteristica, la proiezione nei tempi che verranno: il processo messo a punto da Re Mida è particolarmente adatto al materiale non biodegradabile, contenuto che sarà sempre più presente nelle discariche del futuro.