Traditori, mollate subito le poltrone

Foto Roberto Monaldo / LaPresse 07-08-2019 Roma Politica Senato - Voto mozioni su Tav

Lo ammetto. L’ho scritto una settimana fa ma in fondo nemmeno io credevo che fosse possibile. Accarezzavo in cuor mio la speranza che avessero una coscienza, o almeno la capacità di provare un minimo di vergogna. Che la bocciatura della loro mozione sull’alta velocità Torino-Lione avrebbe costretto i politici del Movimento 5 Stelle a riconoscere che, anche se volessero, non sono nelle condizioni di mantenere le loro promesse. Che qualcuno si sarebbe dimesso, dando l’esempio agli altri.

E invece ci insegnano ancora una volta che non c’è limite al peggio. “La mozione l’abbiamo presentata e abbiamo votato a favore, se non è passata è colpa della Lega”. Quindi loro resteranno comodamente seduti a palazzo Chigi, a palazzo Madama, a Montecitorio. Insomma, la farsa continua. Hanno perso le elezioni, per cui non avrebbero potuto governare. Pur di entrare nelle stanze del potere hanno accettato di allearsi persino con la Lega, dopo aver preso i voti di tutti quelli che non avrebbero accettato alcuna alleanza.

Sapevano che la Lega ha le idee chiare su alcune cose, importantissime per la base grillina, tipo la Tav. Sapevano che Salvini avrebbe fatto tutto il possibile perché quell’opera si faccia. E che lo avrebbe fatto grazie a loro, perché gli permettono di stare al governo e di rispettare tutti i suoi impegni elettorali. Poi, lanciato il sasso in faccia al movimento No Tav, hanno cercato di nascondere la manina con la mozione. Sapevano benissimo che la Lega e gli altri l’avrebbero affondata facilmente.

Sapevano quello che sarebbe successo, da quando si sono insediati. Ha detto bene il viceministro all’Economia Massimo Garavaglia: “La posizione della Lega è nota sulla Tav da tempo, invitiamo a votare a favore di tutte le mozioni che dicono sì alla Tav, e contro chi blocca il Paese”. Ne erano consapevoli persino i più sprovveduti tra i grillini. Eppure continuano a fingere: noi abbiamo votato bene, prendetevela con la Lega, o col Pd, o con chi volete.

Loro, Tav o non Tav, resteranno lì. A spese nostre. A spese di chi la Tav non la vuole. Di chi non vuole l’Ilva, di chi vuole i Benetton fuori dalla gestione delle autostrade e se li ritroverà anche in Alitalia. La conferma implicita del fatto che non c’è alcuna intenzione di mollare la sedia è nelle parole sputate ieri da Beppe Grillo contro l’attivista No Tav Alberto Perino, che ha usato la parola “traditori” a proposito della pantomima in Senato.

Grillo lo insulta, lo chiama “Il Perinone”, gli dà dell’“ipocrita” e dopo avergli ricordato che “non hanno mai mangiato insieme” lo accusa di avere la “dinamicità di un fermacarte” (o almeno così sembrerebbe di capire dalla lunga supercazzola pubblicata ieri). “Non avere i numeri non significa tradire”, obietta l’ex comico. Sa bene, però, che la questione non è numerica ma morale. Allearsi con uno che la Tav la vuole, garantirgli il potere per il tempo necessario, presentare una mozione con la certezza matematica che verrà bocciata e continuare a tenere in piedi il governo. Questo sì, furbastro, si chiama tradimento.

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