Tragedie e commedie

Vincenzo D'Anna, ex parlamentare

Dal Cile giungono notizie drammatiche sulle violenze che si stanno perpetrando in quel Paese. La repressione monta contro i manifestanti. Ogni giorno si sente parlare di sistematica violazione dei diritti civili, di stupri, pestaggi, ferimenti ed aggressioni mortali. Tali fatti ci riportano indietro nel tempo, per la precisione al 1973, allorquando un golpe militare rovesciò il governo legittimo social-comunista di Salvador Allende. La giunta militare capeggiata dal generale Augusto Pinochet, passò per le armi, torturò e fece scomparire nel nulla migliaia di oppositori. Sciolse i partiti ed i sindacati, esiliò molti politici tra i quali Eduardo Frei, leader dei democratici cristiani (all’opposizione perché sconfitti da Allende). La dittatura di Pinochet durò quasi vent’anni e si concluse con l’esilio del generale ed il ritorno della democrazia in Cile. Tali tragedie sono terribili circostanze che rendono, al proprio cospetto, ancor più banali e finanche ridicole le commedie recitate dalla politica nostrana. E che commedie! Da dove partiamo? Dal movimento delle “sardine” che oggi rimpiazza quello dei Cinque stelle avviato a ridimensionarsi ed a lacerarsi sulle prospettive politiche e programmatiche del coacervo di persone riunitesi attorno a Casaleggio e Grillo senza un barlume di idealità ed uno straccio di programma economico e sociale. Grillini che, come i ciechi ormai, brancolano nel buio sperimentando formule e compromessi a destra ed a manca, pur di rimanere in sella al “governo della Nazione”. I pentastellati corrono non solo il rischio di perdere il potere e di vedersi erosi gran parte dei loro consensi, quanto il dominio stesso delle piazze che pure era stato un elemento decisivo per la loro affermazione.

Le “sardine” si stanno sostituendo ai qualunquisti pentastellati invocando un ulteriore cambiamento senza indicare, però, né capo e né coda di una proposta alternativa. Cantano “Bella Ciao” ma neanche sanno cosa sia stata realmente la tragedia della guerra civile e la lotta al nazifascismo. Non è colpa loro, sia ben inteso, se la scuola italiana, cancellata la missione istruttiva, li lascia pascolare nell’ignoranza preferendo realizzare lo scopo dell’accoglienza e dell’assistenza sociale. Non interessa a nessuno, oggi, in Italia, insegnare la storia patria in una scuola ove si sono abbassate le cattedre invece di elevare i banchi. Eppure le giovani sardine annunciano le prime parole d’ordine, un decalogo scialbo ed inconsistente, del nuovo “credo”, dalle quali emerge soprattutto la paura di non farsi catalogare né di contraddire alcuno ed alcunché. Mentre in Cile il popolo ed i giovani rischiano la vita per manifestare contro un potere che fa leva sulla forza repressiva più che sul dialogo ed il confronto democratico, in Italia i seguaci del “pesce azzurro” si adunano contro Matteo Salvini che, al massimo, potrà risultare antipatico e non condivisibile politicamente, ma che niente ha a che vedere con progetti e mire anti-democratiche. Insomma, la verità tragica di una protesta vera, quella Cilena, rende risibile la montatura caricaturale della protesta nostrana, espressione farlocca di una politica parolaia che, pur di darsi una finalità, si vede costretta a dare retta a dei ventenni che, probabilmente, non hanno neanche studiato un po’ di storia politica italiana.

E che dire dei propositi (sconfessati) del ministro degli Esteri Luigi Di Maio che, col solito sistema della piattaforma Rousseau, ha tentato, invano, di realizzare una paradossale “pausa elettorale” che avrebbe indotto il primo partito politico italiano a non presentarsi alle prossime elezioni regionali?!? Era chiaro l’intento del leader grillino di evitare, nei prossimi mesi, una nuova debacle nel segreto dell’urna ed un ulteriore indebolimento della propria autorevolezza politica. Per sua sfortuna, o per le solite manipolazioni di Casaleggio, l’esito della consultazione è stato negativo. La base, per quello che possa valere, ha votato perché si presentassero liste. I 5Stelle, però, correranno da soli. Insomma: l’esperimento Umbria – leggi accordo col Pd – questa volta non si farà. Un bel guaio per Zingaretti. E così, mentre negli Usa la procedura elettorale assicura un’ampia e chiara competizione tra più aspiranti candidati per la presidenza della Casa Bianca, in Italia tutto ribolle nella massima confusione. Dopo la finanziaria, il Pd potrebbe, a questo punto, anche staccare la spina al governo creando la condizione per votare in un colpo solo politiche e regionali. Una mossa che metterebbe Renzi alle corde e libererebbe il partito del Nazareno dall’erosione elettorale che l’ex segretario si propone di fare, senza misteri.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome