NAPOLI – Quando devi dire una bugia, dilla grossa. Più o meno vale la stessa cosa anche per le truffe. Secondo quanto ricostruito nel corso di indagini portate avanti negli ultimi due anni, quattro soggetti avrebbero portato a termine un raggiro nientemeno che alla Ferrero. Come? effettuando un ordinativo di quelli consistenti, per un equivalente di mezzo milione di euro.
Il carico
Sembrava tutto a posto, ma al momento del saldo si dileguarono con il carico di crema alla nocciola. Scattò una denuncia e i carabinieri del nucleo investigativo di Bologna iniziarono a indagare sulla truffa ai danni dell’industria piemontese. Quelle indagini hanno portato mercoledì scorso all’esecuzione di quattro misure di custodia cautelare. Si tratta di tre uomini (per i quali sono stati disposti gli arresti domiciliari) e di una donna, una 34enne napoletana, per cui è stato stabilito l’obbligo di firma. di 34. Perché Bologna? Per un semplice motivo, dopo il ‘colpo’ era stato scelto un deposito nella città delle Due Torri per stoccare la merce.
‘Nocciola amara’
L’operazione che ha portato all’esecuzione dei provvedimenti è stata ribattezzata ‘Nocciola amara’. Secondo la ricostruzione, nel 2016, la Ferrero fu contattata da un rappresentante di una ditta che si propose di incontrare un agente della multinazionale per una fornitura. Niente di strano, niente di cui sospettare. Si trattava di routine.
Il primo ordine
Il contatto ci fu e ci fu un primo ordine che venne saldato senza problemi. Centomila euro in tutto. In quella circostanza fu mostrato un documento falso in cui asseriva che la società di destinazione risultava in attivo di 3,1 milioni di euro. Quella fu una mossa finalizzata alla ‘fidelizzazione’, hanno appurato gli inquirenti. A quel punto l’abboccamento era scattato.
Il secondo ordine
A quello da centomila euro seguì un secondo ordine più consistente da 500mila euro. Dall’azienda partirono cinque camion pieni di barattoli di Nutella, destinazione Bologna, dove furono scaricati. Il pagamento ci fu, come la prima volta, con assegni bancari. La truffa scattò in quel momento. Perché, al momento dell’incasso, quei titoli di credito risultarono scoperti e quei compratori e il rappresentante con cui era stato preso il contatto, sparirono nel nulla.
L’indagine
Il percorso a ritroso delle indagini è partito dall’azienda di destinazione, la ‘Fazenda Srl’, dalla donna a cui era artatamente intestata la società, Giovanna Sirico. Lentamente i tasselli sono andati a posto e sono stati identificati anche due titolari, Giosué Guglielmi, 47enne di Mogliano Veneto e Ferdinando Faravalo, 41enne originario di Napoli. Coinvolto un altro napoletano il 33enne Antonio Annunziata, magazziniere. Una lieta conclusione anche se il maxicarico di Nutella non è mai stato recuperato. Gli indagati rispondono di associazione a delinquere finalizzata a truffa e ricettazione.