BOLOGNA – Si è trattato di ‘tempesta emotiva’ determinata dalla gelosia, una condizione che ha attenuato la responsabilità dell’omicida e, con essa, la pena da scontare. È quanto stabilito dalla Corte di appello di Bologna che ha quasi dimezzato la condanna per Michele Castaldo.
La donna era morta strangolata. La sentenza in appello dopo la prima condanna a 30 anni
Si tratta del 57enne che aveva confessato l’omicidio di Olga Matei, la donna con cui aveva una relazione da un mese morta strangolata a mani nude il 5 ottobre di due anni fa a Riccione.
Il giudice dell’udienza preliminare di Rimini aveva condannato l’uomo in primo grado a 30 anni per omicidio aggravato dai motivi abietti e futili. E davanti alla Corte di Assise di appello di Bologna era stata chiesta la conferma della sentenza. I giudici invece, pur riconoscendo l’aggravante dei futili motivi, hanno concesso le attenuanti generiche riducendo la pena a 16 anni.
Le motivazioni della sentenza
Una sentenza inattesa sotto certi aspetti ma che, a quanto pare, rappresenta senza dubbio il risultato di una valutazione positiva della confessione dell’uomo. Ma non è tutto perché, sebbene la gelosia provata dall’imputato fosse, si legge, “un sentimento certamente immotivato e inidoneo a inficiare la sua capacità di autodeterminazione”, essa determinò tuttavia in lui, “a causa delle sue poco felici esperienze di vita” quella che il perito psichiatrico che lo analizzò definì una “soverchiante tempesta emotiva e passionale”. Cosa che si sarebbe poi manifestata subito dopo la tragedia con il “teatrale tentativo di suicidio”. E questa condizione, dunque, è stata alla fine “idonea a influire sulla misura della responsabilità penale”.
Ecco spiegata la riduzione della condanna. Il tutto avvenne dopo un violento litigio: “Ho perso la testa perché lei non voleva più stare con me. Le ho detto che lei doveva essere mia e di nessun altro. L’ho stretta al collo e l’ho strangolata”. Questa la confessione dell’uomo che, subito dopo, tentò di suicidarsi.