Ucraina, Di Maio: “Lavoriamo per de-escalation”. Cremlino smentisce Macron su intesa

Foto Mauro Scrobogna / LaPresse Senato - Commissioni Esteri e Difesa Nella foto: Audizione del Ministro degli Esteri Luigi Di Maio

MILANO – La questione ucraina è “al centro dell’agenda europea e internazionale” del governo italiano, si lavora “per evitare il rischio di una escalation militare”. Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio interviene sulla crisi davanti alle commissioni riunite Esteri e Difesa di Camera e Senato, mentre la diplomazia ai massimi livelli globali tenta di disinnescare la tensione che ormai dura da settimane. Il timore resta, nonostante le smentite di Mosca, che la Russia intenda invadere l’Ucraina, forte dei 100mila militari ammassati ai suoi confini.

E delle eventuali conseguenze geopolitiche, umanitarie ed economiche, nonché sull’energia. “Sia Draghi, sia io, sia il ministro Guerini abbiamo detto ai nostri partner che, se ci sarà bisogno, l’Italia è pronta a fare la sua parte, per esempio sul fianco est” europeo, ha detto Di Maio, soffermandosi sulla questione dell’approvvigionamento di gas “in tutta Europa”: “Mosca resta indispensabile per assicurare i flussi”, “continueremo da un lato a preservare la sicurezza energetica e dall’altro a portare avanti tutte le iniziative diplomatiche e di deterrenza per scongiurare un conflitto alle porte dell’Ue”.

Aggiungendo, a proposito della Nato, che l’Alleanza “non può rinunciare alla politica della porta aperta e agli impegni verso Kiev e Tbilisi”, che consentono l’ingresso di “Ucraina e Georgia in un momento futuro. Sappiamo tuttavia che questa è una linea rossa” per la Russia.

Il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, da parte sua ha evidenziato “possibilità di una potenziale escalation”, ribadendo che “azioni destabilizzanti non saranno prive di conseguenze”. “Il nostro contributo – ha sottolineato – è mantenere aperto il canale del dialogo”. E proprio il dialogo di massimo livello è stato intenso negli ultimi giorni, con la visita del cancelliere tedesco Olaf Scholz a Washington da Joe Biden ieri (lunedì), quella del francese Emmanuel Macron ieri a Mosca dall’omologo Vladimir Putin e oggi a Kiev da Volodymyr Zelensky.

Dopo l’incontro con Putin, Macron ha riferito che il russo avrebbe concordato di non causare un’escalation ulteriore. Tuttavia, è arrivata la smentita del Cremlino: “Nella situazione attuale, Mosca e Parigi non possono raggiungere alcun accordo”, ha detto il portavoce Demitry Peskov. Ancora secondo Macron, Putin gli avrebbe detto che non ci sarà alcuna “base militare” o “dispiegamento” che sia “permanente” in Bielorussia, dove Mosca ha inviato soldati per esercitazioni. Anche qui, Peskov: “Il ritiro dopo le manovre è sempre stato in programma”.

Nel frattempo, la ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock ha fatto visita alla linea del fronte nel Donbass, dove la Russia è coinvolta nel conflitto a fianco dei separatisti. Ha sottolineato che si tratta, “ancora, di una guerra nel mezzo dell’Europa” e ha puntato ancora sulla diplomazia, aggiungendo però: “Ogni ulteriore aggressione avrebbe massicce conseguenze per la Russia”. Il riferimento è, anche, all’annessione illegale della penisola di Crimea nel 2014.

Il ministero della Difesa russo ha poi confermato che sei sue navi da guerra si sono dirette dal mar Mediterraneo al mar Nero, dove prenderanno parte a esercitazioni. Dall’altra parte, la Romania ha confermato l’arrivo di 100 militari statunitensi nel Paese, in vista del trasferimento di circa mille della Nato attesi nei prossimi giorni, nell’ambito del dispiegamento annunciato da Biden.

Altri erano già atterrati in Polonia, mentre il britannico Boris Johnson ha annunciato che Londra è pronta a rafforzare le forze Nato in Lettonia ed Estonia, dopo che ha previsto l’invio di ulteriori 350 militari in Polonia e mandato armi anticarro a Kiev, valutando anche l’impegno di aerei e navi di Raf e Royal Navy.(LaPresse/AP)

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