ROMA – Nessuno “scontro di civiltà” tra Occidente e Russia, piuttosto uno “sforzo diplomatico” da perseguire costantemente ma che “potrà avere successo solo quando lo vorrà realmente anche Mosca”. Dopo il videocollegamento con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, Mario Draghi torna in Parlamento in vista dei vertici internazionali che lo attendono. Domani a Bruxelles parteciperà al vertice Nato con Joe Biden e al G7, per poi sedere a un Consiglio Ue che le principali capitali europee sperano possa essere decisivo.
Roma resta saldamente al fianco degli alleati e della Nato. Avanti, quindi, nella ricerca di dialogo e pace, ma avendo chiara le responsabilità – diverse – delle forze in campo. Metterle sullo stesso piano, dice chiaro Draghi replicando a deputati e senatori, significherebbe andare su un terreno che il premier giudica “scivoloso”. “Non aiutare militarmente i Paesi che vengono attaccati” significa “accettare che sostanzialmente difendiamo il Paese aggressore. Dovremmo lasciare che gli ucraini perdano il loro Paese e accettino pacificamente la schiavitù”, incalza. Di più. E’ un ragionamento che “ci porta a giustificare tutti gli autocrati, tutti coloro che hanno aggredito Paesi inermi, a cominciare da Hitler, a cominciare da Mussolini”, è la sottolineatura. E ancora: “Volete scusare Putin, ma non ci sono scuse per chi aggredisce”.
Ecco, allora, che la risposta deve essere comune e in linea con i valori europei. Per questo Draghi non intende avallare passi indietro rispetto agli obiettivi. “I fondatori dell’Ue, tra cui De Gasperi, avevano come obiettivo la pace nel continente europeo, la pace. E proprio per questo avevano progettato la Comunità europea di difesa. Ed è proprio per questo che noi vogliamo creare una difesa europea. Ed è per questo che noi vogliamo adeguarci all’obiettivo del 2% che abbiamo promesso nella Nato”, ribadisce nonostante i tanti distinguo che si sono levati all’interno della sua stessa maggioranza, soprattutto tra M5S e Lega. Draghi, poi, coinvolge nello “sforzo diplomatico” anche altri Paesi, a partire dalla Cina.
“Dobbiamo ribadire la nostra aspettativa che Pechino si astenga da azioni di supporto a Mosca e partecipi attivamente e con autorevolezza allo sforzo di pace”, scandisce il premier. Camera e Senato approvano senza troppi intoppi le risoluzioni, a lungo negoziate, presentate dalla maggioranza ma le fibrillazioni interne ai partiti restano, tanto che a Montecitorio il M5S si fa notare per le numerose assenze in aula quando il presidente del Consiglio inizia a parlare.
Draghi, però, non intende dare spazio a possibili spaccature. “Vorrei ringraziare tutti voi per il sostegno che state dando all’azione di Governo in vista del Consiglio europeo. E’ sempre importante sapere che ci si siede al tavolo avendo il Parlamento dietro e lo è ancora di più adesso, vista anche la colarità di questo sostegno”, azzarda.
La Lega, però, intende tenere il punto. “Presidente le consigliamo di usare toni un po’ più pacati. In alcuni casi i suoi sono apparsi toni un po’ belligeranti e la popolazione si spaventa”, suggerisce il capogruppo in Senato Massimiliano Romeo. Anche il M5S non torna indietro sul no espresso all’aumento delle spese militari. “L’Unione europea spende per la difesa congiuntamente 230 miliardi di dollari l’anno, quattro volte quello che spende la Russia. Ci sono enormi margini per l’ottimizzazione e l’efficientamento di queste risorse che sono già molto ingenti e più che sufficienti a garantire la difesa dell’Europa, che non aspira come gli Stati Uniti a fare il gendarme del mondo”, è la linea dei pentastellati.
In ogni caso, le proposte che l’Italia porterà al tavolo di Bruxelles sono ambiziose, unite dal filo rosso della necessità di una risposta comune alla crisi nata con la guerra in Ucraina. Il premier chiede unità sul fronte della strategia energetica, con l’obiettivo di arrivare a un tetto massimo di importazione del gas, così come su difesa e accoglienza.
La partita è difficile ma l’inquilino di palazzo Chigi è fiducioso: “Tutte queste sfide possono essere lette in due modi: in uno profondamente pessimistico, “l’Unione europea non ce la farà, ci aspettano anni di conflitto, ci aspettano situazioni in cui l’Italia è vista perdere tutte queste partite”. E un altro, una visione più ottimista che dice: “guardate, noi abbiamo avuto tante di quelle crisi e ce l’abbiamo fatta! Quindi perché non farcela anche ora?’ Ecco, questa è la mia visione: bisogna affrontare queste queste crisi non con senso di smarrimento, ma con senso positivo di voglia di costruire. E costruire insieme, anche perché da soli non ci riusciamo”, è l’appello del premier.
Le speranze di una “forte” ripresa, ammette infatti l’ex numero uno Bce, “si affievoliscono e di fronte a questo occorre una risposta europea, occorre prima di tutto una risposta sul piano economico, sul piano della difesa, sul piano dell’energia”. Sul tetto al prezzo del gas, ammette Draghi, “le posizioni sono molto divise, tra Paesi e società petrolifere del Nord e altri Paesi: lo schieramento è molto diviso, occorrerà arrivare a un accordo, è importante che ci sia una strada verso un accordo”, ribadisce Draghi, specie nel momento in cui Putin annuncia la volontà di far pagare solo in rubli il gas russo. “La notizia ha già portato a un rialzo di 15 euro per megawatt/ora”, lamenta Draghi.
Anche sul fronte della difesa comune, la Bussola strategica approvata dal Consiglio Esteri e Difesa dell’Ue “è un primo, ma piccolo passo”. La cifra di 5mila soldati, ammette, “oggi appare veramente piccola”. Il presidente del Consiglio ricorda “quando il presidente Mattarella era ministro della Difesa, nel 2000, già si stava occupando del tema della difesa comune europea e allora si ragionava di 150 mila soldati. E questa è una cifra di prima approssimazione sui si dovrà andare avanti”.(LaPresse)