Ucraina: il Senato studia la via per rimuovere Petrocelli, verso le dimissioni i membri della commissione

Il presidente è ritenuto filorusso

Vito Petrocelli (Foto Fabio Cimaglia / LaPresse)

ROMA – In Senato si continua a cercare la strada per ‘spodestare’ il presidente della commissione Esteri, Vito Petrocelli. Una necessità su cui sembrano convergere tutti i gruppi parlamentari, che devono però fare i conti sulla difficoltà tecnica di rimuoverlo. Oggi a palazzo Madama si sono susseguite una riunione dei capigruppo e una della Giunta per il regolamento, entrambe guidate dalla presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati. L’ipotesi più accreditata, al momento, sarebbe quella delle dimissioni di massa dei componenti della commissione Esteri, a cui seguirebbe una decisione di scioglimento da parte della Giunta, con conseguente decadenza del presidente.

Sembrano infatti precluse altre soluzioni. Ma Petrocelli è ormai finito nel mirino, accusato di posizioni filo-russe dopo il ‘no’ al Dl Ucraina e all’invio di armi a Kiev, e dopo il tweet sul 25 aprile in cui ha augurato “buona LiberaZione” usando la ‘Z’ simbolo dell’armata russa. Nonostante questo, di buon mattino ribadisce via Twitter: “Non mi dimetto perché sento di rappresentare la Costituzione, la volontà degli italiani che non hanno più partiti che la rappresentino in Parlamento”. Non solo. In mattinata presiede anche una seduta della commissione che delibera su alcuni punti all’ordine del giorno. Circostanza che – secondo il senatore di Fratelli d’Italia Francesco Zaffini – confermerebbe “l’ambiguità della maggioranza che a parole vuole le dimissioni di Petrocelli ma nei fatti corre a garantire il numero e il funzionamento della commissione stessa. Unico assente Fratelli d’Italia”.

La capogruppo del M5S a palazzo Madama, Mariolina Castellone, esclude l’idea di spostare Petrocelli in altra commissione: “Non farò forzature come presidente del gruppo sul regolamento al Senato, che non prevede la sostituzione del presidente di commissione”, ripete, sottolineando che “il Movimento ha già preso le distanze con l’espulsione”. Non restano quindi che le dimissioni dei commissari: soluzione che – a quanto riferiscono fonti parlamentari – sarebbe emersa durante la riunione dei capigruppo con Casellati, con la sola opposizione del senatore Emanuele Dessì, ex M5S ora passato al nuovo gruppo Cal e che dovrebbe entrare nella commissione Esteri. “Durante la capigruppo abbiamo chiesto che il presidente Petrocelli rimanga al suo posto”, annuncia Dessì, mentre la capigruppo del Pd Simona Malpezzi conferma: “Siamo disponibili a tutte le opzioni”, comprese “le dimissioni dei membri della Commissione. Attendiamo l’interpretazione da parte della Giunta per il regolamento”.

La Giunta si riunisce subito dopo ma termina con un nulla di fatto. A quanto si apprende non assume alcuna decisione ma, se dovesse arrivare una comunicazione ufficiale di dimissioni in blocco, sarebbe orientata favorevolmente allo scioglimento della commissione e alla successiva ricomposizione con la nomina di un nuovo presidente. Le prime dimissioni arrivano e sono quelle della vicepresidente della commissione, la senatrice di Italia Viva Laura Garavini, che esprime al suo capogruppo l’indisponibilità “a continuare a far parte della Commissione, finché resta presieduta da chi non gode più della fiducia della maggior parte dei componenti”. Anche il capogruppo del Pd in commissione, Alessandro Alfieri, annuncia che i membri dem hanno “già consegnato le dimissioni nelle mani della presidente del gruppo” e “siamo pronti a muoverci in coordinamento con tutti gli altri gruppi in modo da risolvere in tempi brevissimi questa situazione non più tollerabile”. All’appello mancano invece i cinque stelle, che per il momento avrebbero solo deciso di disertare le prossime sedute della commissione.

(LaPresse)

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