Ucraina: l’Ue reagisce a Bucha, sì a sanzioni sull’energia ma sul gas niente accordo

In foto Ursula von der Leyen (AP Photo/Olivier Matthys)

BRUXELLES – Gli orrori di Bucha spingono l’Ue a varare nuove sanzioni. Ma lo scoglio rimane ancora quello del blocco sul gas, su cui la Germania ha già alzato gli scudi. Il quinto pacchetto di sanzioni, su cui l’Unione europea stava già lavorando, dovrebbe ampliarsi con una lista di nuovi nomi di individui e società, nuovi blocchi all’export, provvedimenti per bloccare le scappatoie con cui i russi provano ad aggirare le sanzioni, e, forse lo stop all’import di petrolio e carbone.

La strage di civili e le torture di Bucha non rappresentano ancora quell’innesco in grado di far scattare lo stop al gas russo ma senza dubbio i paesi europei sono determinati ad ampliare quel pacchetto e dare un’altra stretta alla possibilità di finanziare la guerra di Putin. L’ipotesi che si sta facendo strada è appunto quella di differenziare gli idrocarburi venduti da Mosca. E non poteva essere più chiaro il ministro delle Finanze tedesco, Christian Lindner. “Dobbiamo tagliare tutte le relazioni economiche con la Russia ma al momento non è possibile tagliare le forniture di gas: abbiamo bisogno di un po’ di tempo – ha detto entrando all’Eurogruppo -. Quindi per ora dobbiamo distinguere tra petrolio, carbone e gas”.

Poco prima il suo omologo austriaco, Magnus Brunner, aveva detto che il governo di Vienna “non è a favore delle sanzioni per il gas” perché “tutte le sanzioni che colpiscano più noi che i russi non sarebbero una buona cosa ed è per questo che siamo contrari alle sanzioni sul petrolio e sul gas”. Insomma sono ancora in pochi a voler seguire la Lituania, che ha deciso in autonomia, di fermare il flusso del gas russo nel paese e sostituirlo con gas liquefatto importato. Per non parlare del governo ungherese, che aveva già annunciato il veto in passato sull’ipotesi di un embargo del gas, e che ora, forte della riconferma elettorale, potrebbe essere più motivato a puntare i piedi, a meno che non provi a barattare la sua astensione in cambio di qualche concessione sull’approvazione del Recovery o sulle procedure sullo stato di diritto.

L’Italia, invece, da sempre indicata come l’altro grande paese Ue assieme alla Germania ad avere un’alta dipendenza dal gas russo, si è detta pronta ad approvare tutte le sanzioni che l’Ue deciderà di imporre, gas incluso. Se ci sarà da “bloccare l’import di gas e petrolio dalla Russia l’Italia non si tirerà indietro. Noi non abbiamo mai posto nessun tipo di veto sui pacchetti di sanzioni e non porremo alcun veto”, ha dichiarato il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio.

Il primo a parlare di sanzioni su “carbone e petrolio” è stato il presidente francese, Emmanuel Macron, aprendo il dibattito tra gli Stati. Per la Commissione tutte le ipotesi continuano a rimanere sul tavolo, nulla escluso, ma occorrerà raggiungere l’unanimità necessaria per approvare le sanzioni. O almeno sperare in un’astensione costruttiva dei contrari. “Vedremo nei prossimi giorni se ci saranno le condizioni politiche per allargarlo”, è stato il commento del commissario Ue all’Economia, Paolo Gentiloni, prima di riunirsi con l’Eurogruppo.

Le occasioni per i confronti fra i Ventisette non mancano: domani l’Ecofin con i ministri delle finanze, mercoledì il Coreper con gli ambasciatori dell’Ue. Una sferzata è arrivata anche dalla presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, reduce del suo viaggio in Ucraina. “L’Europa deve accelerare una politica di dipendenza zero dal Cremlino, slegare l’Europa dalle forniture energetiche russe, attuare embarghi vincolanti e smettere di finanziare indirettamente tali bombe”, ha affermato davanti alla plenaria a Strasburgo, prima che tutto l’emiciclo osservasse un minuto di silenzio per le vittime di Bucha.

Le immagini degli orrori di Bucha e i nuovi elementi che stanno venendo a galla hanno spinto la Commissione europea a istituire “una squadra investigativa comune con l’Ucraina per raccogliere prove e indagare sui crimini di guerra e contro l’umanità”. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha sentito il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, a cui ha detto che “l’Ue è pronta a rafforzare questo sforzo inviando squadre investigative sul campo a sostegno della procura ucraina”, anche con l’aiuto di Eurojust ed Europol.(LaPresse)

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