Ucraina: pressing Nato-Germania-Usa su Mosca. Blinken vede Lavrov a Ginevra

Cresce la pressione diplomatica su Mosca, per evitare una possibile invasione dell'Ucraina. Mentre s'intensifica il ritmo dei colloqui, il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha invitato la Russia a nuovi incontri sul tema della sicurezza europea.

Foto AP / Patrick Semansky, Pool, File in foto il Segretario di Stato Usa Antony Blinken

MOSCA – Cresce la pressione diplomatica su Mosca, per evitare una possibile invasione dell’Ucraina. Mentre s’intensifica il ritmo dei colloqui, il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha invitato la Russia a nuovi incontri sul tema della sicurezza europea. “L’obiettivo è evitare un attacco militare all’Ucraina”, ha detto in conferenza stampa congiunta con il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, sottolineando che la via resta quella diplomatica ma “non ci saranno compromessi sui principi chiave” e resta possibile il fallimento. La proposta del norvegese arriva dopo che la scorsa settimana si è tenuto un raro incontro del Consiglio Nato-Russia, nonché inconcludenti colloqui tra Usa e Russia. Quest’ultima ha messo sul tavolo la richiesta di garanzie vincolanti sulla sicurezza in Europa, domandando tra l’altro che Ucraina e Moldova non entrino nell’Alleanza, nonché che quest’ultima non espanda la propria presenza in Ucraina o nelle repubbliche ex sovietiche.

Nel frattempo, Mosca continua a negare di voler invadere ma conferma l’invio di truppe in Bielorussia per esercitazioni militari. Un rafforzamento che aumenterà la presenza russa vicino ai confini ucraini e alimentando i timori di un piano d’invasione. Il vice ministro della Difesa, Alexander Fomin, ha parlato di manovre dal 10 al 20 febbraio, per prepararsi a una “risposta congiunta a minacce esterne”. Le autorità ucraine hanno detto di temere un attacco da vari fronti, anche dalla Bielorussia. Sono 100mila i soldati russi, supportati da carri armati e armi pesanti, già ammassati ai confini.

Usa, Germania e altri Paesi alleati premono su Mosca per una de-escalation. La ministra degli Esteri tedesca, Annalena Baerbock, ha incontrato l’omologo russo Sergey Lavrov e ha detto che il dispiegamento appare privo di “ragione comprensibile, non è difficile considerarlo una minaccia”. Il russo ha risposto che la Russia ha il diritto di dispiegare militari nel suo territorio e aggiunto: “Non stiamo minacciando nessuno, ma ascoltiamo minacce verso di noi”. Baerbock a Mosca ha sottolineato che Berlino è pronta a dialogare per disinnescare la tensione, poi le hanno fatto eco Scholz e Stoltenberg, che si sono incontrati a Berlino. “L’obiettivo è proseguire con la diplomazia”, ha detto Stoltenberg, aprendo ai nuovi colloqui e sottolineando che la Nato presenterà presto risposte scritte alle richieste russe.

Si mobilita anche il segretario di Stato statunitense, Antony Blinken, che mercoledì a Kiev incontrerà il presidente Volodymyr Zelensky, giovedì sarà a Berlino per vedere rappresentanti di Germania, Francia e Regno Unito, venerdì a Ginevra per colloqui con Lavrov. Il viaggio a sorpresa riflette l’urgenza attuale, espressa da un portavoce: “Siamo a un punto in cui la Russia potrebbe lanciare un attacco all’Ucraina in qualsiasi momento”. L’impressione è che i colloqui della scorsa settimana abbiano aumentato i timori, mentre l’amministrazione Biden ha accusato Mosca di aver inscenato sabotaggi nel Donbass per creare un pretesto per l’intervento. Mosca ha negato.

Intanto, oggi (martedì) Blinken ha parlato al telefono con Lavrov, ribadendo “l’importanza di continuare un percorso diplomatico per allentare le tensioni” e “l’incrollabile impegno degli Usa” per la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina. Lavrov ha ribadito che Mosca attende risposta scritta alle sue richieste. E il presidente Vladimir Putin in precedenza ha tuonato che, se le domande saranno respinte, Mosca intraprenderà “misure militari-tecniche”. Minacce inquietanti alla luce dei fatti del 2014, quando la Russia ha occupato la Crimea e iniziato ad appoggiare i separatisti nell’est, in un conflitto costato la vita a oltre 14mila persone.

LaPresse

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