Ucraina: soldato russo si dichiara colpevole a primo processo per crimini di guerra

Non solo con le armi e le sanzioni, la guerra in Ucraina si combatte anche nelle aule dei tribunali

Police officers work in the investigation process following the killing of civilians in Bucha, before sending the corpses to the morgue, on the outskirts of Kyiv, Ukraine, Wednesday, April 6, 2022. Ukrainian authorities are poring over the grisly aftermath of alleged Russian atrocities around Kyiv, as both sides prepare for an all-out push by Moscow's forces to seize Ukraine’s industrial east. (AP Photo/Rodrigo Abd)

TORINO – Non solo con le armi e le sanzioni, la guerra in Ucraina si combatte anche nelle aule dei tribunali. A Kiev è in corso il primo processo per crimini di guerra dall’inizio dell’invasione russa. Vadim Shishimarin, soldato 21enne, si è dichiarato colpevole in aula di aver ucciso un civile nella regione di Sumy, mentre Mosca minaccia di voler assicurare alla giustizia i combattenti dell’acciaieria Azovstal di Mariupol. Shishimarin è accusato dell’omicidio premeditato di un uomo di 62 anni avvenuto il 28 febbraio e rischia l’ergastolo. Secondo le autorità ucraine sta collaborando con gli investigatori e ammettendo i fatti, per i pubblici ministeri Shishimarin era in un’unità finita sotto attacco, lui e altri quattro soldati hanno rubato un’auto e, mentre erano vicino al villaggio di Shupakhivka, nella regione di Sumy, hanno incontrato un 62enne in bici. Uno dei soldati avrebbe ordinato al 21enne di uccidere il civile affinchè non li denunciasse, Shishimarin l’ha fatto e l’uomo è morto sul colpo. All’inizio di maggio le autorità ucraine hanno annunciato il suo arresto, pubblicando un video in cui Shishimarin affermava di essere venuto a combattere in Ucraina per “sostenere finanziariamente sua madre”. Si è giustificato dicendo: “Mi è stato ordinato di sparare, gli ho sparato”.L’udienza del soldato russo è stata aggiornata a giovedì perché troppi media stavano affollando l’aula. Shishimarin si è detto “pienamente” colpevole quando gli è stato chiesto come si dichiarasse e ha rifiutato di aggiungere altro. La Russia ha affermato di non avere ancora dettagli sul caso, “anche la capacità di fornire assistenza è molto limitata a causa dell’assenza della nostra missione diplomatica”, ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, che ha definito “inaccettabili” le accuse di crimini di guerra presumibilmente commessi dall’esercito russo in Ucraina, “incidenti inscenati”. Kiev però intende andare avanti. “Abbiamo oltre 11.000 casi aperti su crimini di guerra e già 40 sospetti”, ha detto la procuratrice generale Iryna Venediktova, anche se non è chiaro quanti siano in mano ucraina e quanti potrebbero essere processati in contumacia. Liudmyla Denisova, commissaria per i diritti umani del parlamento ucraino, in audizione alla commissione Esteri della Camera ha spiegato che “più di 200 persone hanno testimoniato di aver subito stupri da parte dei soldati russi, 60 di questi sono minori, anche bambine di dieci anni”, e alcune adolescenti sarebbero rimaste incinte. Le forze di Mosca avrebbero inoltre deportato in Russia 1,3 milioni di persone, 230mila minori, per questo Denisova invoca “un tribunale ad hoc come Norimberga per punire i responsabili e chi ha dato gli ordini”.Anche Mosca parla di processi. Per il leader filo-russo di Donetsk, Denis Pushilin, il destino dei combattenti ucraini “criminali di guerra” dell’acciaieria Azovstal di Mariupol che si sono arresi “dovrebbe essere deciso da un tribunale”. Secondo il ministero della Difesa russo sono 959, mentre quello ucraino ha ammesso che nello stabilimento “ci sono ancora molte persone” e i negoziati continuano.Non si tratterebbe però di arrivare a uno scambio di prigionieri, dato che la Duma esaminerà una risoluzione che ne prevede il divieto per i militari evacuati da Azovstal. “Sono criminali di guerra e dobbiamo fare di tutto per assicurarli alla giustizia”, ha detto il presidente della Duma, Vyacheslav Volodin.Questo mentre la Corte penale internazionale ha annunciato di aver inviato in Ucraina un team di 42 investigatori, scienziati forensi e altro personale per indagare sugli eventuali crimini di guerra commessi nel corso del conflitto. “Questo ci consentirà di raccogliere più testimonianze e di garantire che le informazioni e gli elementi di prova siano raccolti in modo tale da rafforzarne l’ammissibilità in futuri procedimenti dinanzi alla Corte penale internazionale”, ha spiegato il procuratore Karim Khan. L’apertura di un processo in Ucraina o in Russia “potrebbe sembrare la prosecuzione della guerra con le armi del diritto anziché con i fucili”, ma “tutte queste iniziative giudiziarie sarebbero più credibili se fossero condotte da un soggetto terzo indipendente, come lo è la Corte penale internazionale”, ha detto a LaPresse il costituzionalista Michele Ainis, persone già prigioniere di guerra “diventano prigionieri a doppio titolo, in quanto soldati di un esercito nemico e in quanto imputati di crimini di guerra, e questa è già una condizione anomala”. “In prima battuta si potrebbe dire: ‘evviva’, si cerca di utilizzare i principi della civiltà giuridica che vietano i crimini di guerra, perché anche la guerra è circondata da regole minime come il divieto di accanirsi sui civili, però anche alcuni soldati ucraini sono responsabili di crimini di guerra, così come i russi, e ci sono video eloquenti a riguardo”, ha aggiunto Ainis, se lo Stato ucraino processasse anche i propri militari e simmetricamente facesse la Russia con i suoi, “allora la credibilità di questi processi aumenterebbe”.

Di Silvia Caprioglio

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