ROMA (Antonella Scutiero – LaPresse) – Ue, Juncker: “Con la Grecia abbiamo sbagliato, l’austerità fu avventata”. L’austerità europea degli anni della grande crisi economica è stata “avventata”. Il mea culpa arriva direttamente dal presidente della commissione Ue, Jean Claude Juncker, intervenuto in aula a Strasburgo nel ventennale dell’Euro. Sono parole pesanti, perché di quella stagione – come di tutta la storia della moneta unica – Juncker era protagonista. Lui, unico tra i firmatari del trattato di Maastricht del 1992 ad essere ancora attivamente in politica, era il presidente dell’Eurogruppo “al momento della più grave crisi economica e finanziaria”.
E allora sì, “c’è stata un’austerità avventata. Non perché volevamo punire chi lavora chi è disoccupato, ma perché le riforme strutturali restano essenziali, indipendentemente dal regime monetario nel quale ci si trova”. Ma “mi spiace che sia stata data troppa importanza all’influenza del Fmi. Eravamo in molti all’inizio della crisi a pensare che l’Europa avesse abbastanza muscoli per resistere a se stessa e all’influenza del fondo monetario. Se la California è in difficoltà, non si rivolge al Fmi – è la riflessione – ma agli Stati Uniti. E noi avremmo dovuto fare lo stesso”.
Con il senno di poi,”mi sono sempre rammaricato per la mancanza di solidarietà che è apparsa al tempo della cosiddetta ‘crisi greca’. Non siamo stati sufficientemente solidali con la Grecia”, anzi l'”abbiamo insultata e coperta di invettive”. Juncker ha poi aggiunto: “sono felice di vedere la Grecia, il Portogallo e altri paesi hanno trovato non direi un posto al sole, ma un posto tra le democrazie europee”.
Ue, Juncker parla del lavoro degli ultimi anni
Juncker ha ricordato che “il lavoro che abbiamo iniziato 20 anni fa ha avuto successo”. E “il merito va a coloro che erano tra chi guardava al futuro” quando “tutti ci dicevano che ci stavamo imbarcando in un’avventura che avrebbe portato l’Unione europea ai margini dell’abisso”. Invece “siamo lontani” anche se “La parte monetaria del Trattato di Maastricht è una parte nobile e di successo, mentre la parte politica è più debole, anzi mediocre”. All’epoca, ricorda, “pensavo che che la logica, il dinamismo della moneta unica ci avrebbe portato a una maggiore unione politica.
Una grande delusione, perché non è stato questo il caso. Proprio come la convergenza economico-sociale tra i diversi paesi membri della zona euro lascia a desiderare”. E ha difeso la Bce: “Senza la Banca centrale indipendente – e abbiamo dovuto combattere più volte per il principio dell’indipendenza della Banca centrale – la moneta unica non avrebbe raggiunto il successo che oggi è suo”.
L’autoaccusa di Juncker non è sfuggita in Italia. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ricorda che “la nostra manovra è nata perché abbiamo acquisito da subito consapevolezza dell’inefficienza delle politiche di austerity che erano state seguite”. E commenta: “qualche errore è stato fatto, fa piacere se viene ammesso”. Certamente più duro il vicepremier Luigi Di Maio, secondo cui Juncker “inizia a sentire il terreno mancargli sotto i piedi a pochi mesi dalle elezioni europee”. Ma “le lacrime di coccodrillo non mi commuovono”. E promette: “I cittadini europei non si fanno fregare da finti pentimenti fuori tempo massimo e il 26 maggio non avranno nessuna pietà”.