Università: i 100 anni della Cattolica. Amato: “Avete scritto la Costituzione”

"Una cultura che si è venuta arricchendo ed è entrata a vele spiegate nel tessuto formativo della Costituente".

Giuliano Amato (Foto Mauro Scrobogna /LaPresse)

MILANO– “Una cultura che si è venuta arricchendo ed è entrata a vele spiegate nel tessuto formativo della Costituente”. È un tributo al pensiero e alle classi dirigenti cattoliche quello che il presidente della Corte Costituzionale, Giuliano Amato, ha voluto tributare all’Università Cattolica di Milano. Amato parla durante il convegno “L’Università Cattolica per il bene del Paese. Dialogo tra Pietro Parolin e Giuliano Amato” in un dialogo serrato con il Segretario di Stato Vaticano, alla presentazione del terzo volume della Storia dell’Ateneo, curato da monsignor Claudio Giuliodori e pubblicato dall’editrice Vita e Pensiero, con la prefazione del Papa e in occasione dei 100 anni dalla fondazione della storica università. “Vi sono insegnamenti di questa Università che sono entrati nel sistema accademico pubblico – riconosce il presidente della Consulta – e senza quel disegno non avremo avuto la Costituzione della Repubblica” perché l’anima cattolica di cui era intrisa “una classe dirigente munita di scienza ma capace di visione” permise fra il 1946 e il 1948 “l’accordo con le sinistre” che si sarebbero scontrate con il pensiero liberal-conservatore, mentre il “parto” ha permesso “un futuro di crescente e reciproco riconoscimento” dentro quella Costituzione che “non attribuisce diritti ma li riconosce”. Ancora oggi l’accademia di ispirazione cattolica ha e può avere un ruolo cruciale – spiega Amato – contro “l’indifferenza ignara di oggi” che per il presidente ricorda “lo scientismo di inizio ventesimo secolo”. Mentre serve invece un’università che faccia “dell’insegnamento formativo e non soltanto impegnativo di tecniche” la sua missione. È quello che il cardinale Parolin definisce nel suo intervento, dove ricostruisce i 100 anni di storia dell’istituto, il “contrapporre il rigore della scienza alla caricatura dello scientismo”, “la modernità” al culto “del modernismo” senza però abbandonarsi a una conservazione dello stato di fatto perché “credere in Cristo non significa ostinarsi ad andare contro il proprio tempo, vagheggiando un ritorno al passato”. Quello che ha fatto la Cattolica nei momenti di crisi con “l’Ateneo si è posto come punto di riferimento”, dice Sua Eminenza, Segretario di Stato Vaticano. Ma c’è un’altra “missione” che il presidente della Consulta vuole sottolineare. L’insegnamento di un’università fondamentale “nel riconoscimento dell’altro dentro la società delle diversità”. Quelle stesse diversità di cui si ha eco “nei fatti che accadendo a poca distanza dal nostro Paese – spiega Amato – e che sono incomprensibili”. L’ex premier chiude con un messaggio a tutte le Università, proprio alla luce del conflitto di Mosca con Kiev, e relativo al ruolo dell’Accademia nel nuovo mondo che si prospetta. “Oggi il compito di un’università è quello di creare consapevolezza nei suoi studenti della sovranazionalità dei problemi e del perdurare della contrapposizione fra la nostra incapacità di ‘uccidere’ la sovranità nazionale e la volontà di rafforzare i governi sovranazionali – afferma Amato – Non significa cancellare gli Stati ma cancellare quello che è accaduto due mesi fa in Ucraina”.

LaPresse

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