Università, perse oltre 40mila matricole in 14 anni. Fuga dal Sud

Le facoltà migliori sono ingegneria, quelle di area economico-statistica, medico-sanitarie e scientifiche

Università di Caserta

MILANO – Un quadro in chiaro-scuro, dove i cenni di miglioramento non riescono a compensare i ritardi e i passi indietro. È quello della formazione universitaria emerso dalla XXI edizione dei rapporti sul Profilo e sulla Condizione occupazionale redatti da AlmaLaurea. Dal 2003/4 al 2017/18 gli atenei nostrani hanno perso oltre 40mila matricole, con una contrazione del 13%. Dopo il calo vistoso fino all’anno accademico 2013/14, da quello successivo è però partita una ripresa delle immatricolazioni.

Fuga di studenti dalle aree meridionali

Il dato negativo è più accentuato nelle aree meridionali (-26%), tra i diplomati tecnici e professionali e tra coloro che provengono dai contesti familiari meno favoriti, con evidenti rischi di polarizzazione. Le migrazioni per ragioni di studio sono quasi sempre dal Mezzogiorno al Centro-Nord e nel 2018 hanno riguardato ben il 26,4% dei giovani del Sud, più di 1 su 4, mentre il 97,2% dei laureati originari del Nord ha frequentato lì l’università. E va anche peggio una volta conseguito il titolo: tra i laureati di secondo livello residenti al Sud, occupati a cinque anni, il 42,4% lavora al di fuori della propria ripartizione territoriale: il 25,9% lavora al Nord, l’11,6% al Centro, il 4,9% all’estero.

L’età media al conseguimento della laurea

Conforta che l’età media alla laurea nel 2018 sia scesa a 25,8 anni, rispetto ai 27 anni nel 2008, e che crescano gli stranieri che arrivano al titolo, il 3,5%. Ma l’università fatica a essere un ascensore sociale, solo il 21,6% dei laureati proviene da famiglie operaie o di impiegati e il 76,9% ha fatto il liceo, già mettendo in qualche modo in conto di continuare gli studi. Il voto medio è sostanzialmente immutato, 102,9 su 110 nel 2018 rispetto al 103 del 2008.

Stime relative all’occupazione

A un anno dalla laurea lavora il 72,1% dei laureati di primo livello e il 69,4% dei laureati di secondo livello del 2017. “Si tratta di segnali positivi – sottolinea AlmaLaurea – che, tuttavia, non sono ancora in grado di colmare la significativa contrazione del tasso di occupazione osservabile tra il 2008 e il 2014 (-17,1 punti percentuali per i primi; -15,1 punti per i secondi)”.

La retribuzione mensile

La retribuzione mensile netta a un anno dal titolo è nel 2018, in media, pari a 1.169 euro per i laureati di primo livello e 1.232 euro per i laureati di secondo livello. In miglioramento, ma non ancora in grado di colmare “la significativa perdita retributiva” registrata negli anni della crisi economica. A cinque anni dalla laurea il tasso di occupazione sale ancora, all’88,6% per i laureati di primo livello e all’85,5% per i laureati di secondo livello.

Le lauree più richieste dal mercato

Le facoltà migliori sono ingegneria (tasso di occupazione 93,2%), quelle di area economico-statistica (89,6%), medico-sanitarie (89,3%) e scientifiche (89%), in coda le facoltà letterarie, col 77,5%, e quelle giuridiche col 75,2%. Per il 5,7% dei laureati di secondo livello la risposta è stata emigrare all’estero, e 4 su 10 l’hanno fatto per mancanza di opportunità di lavoro adeguate in Italia.

(LaPresse/di Silvia Caprioglio)

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