Vaccini, Gimbe: ciclo completo per il 53% degli studenti, prima dose per 675mila persone

In occasione della presentazione dell'Osservatorio civico sulla sicurezza nelle scuole promosso ieri da Cittadinanzattiva "abbiamo ribadito che le evidenze scientifiche da un lato dimostrano che nelle scuole non esiste il rischio zero di contagio

Foto Marco Alpozzi/LaPresse

MILANO – In occasione della presentazione dell’Osservatorio civico sulla sicurezza nelle scuole promosso ieri da Cittadinanzattiva “abbiamo ribadito che le evidenze scientifiche da un lato dimostrano che nelle scuole non esiste il rischio zero di contagio, dall’altro suggeriscono che è possibile minimizzarlo tramite un approccio multifattoriale combinando differenti interventi di prevenzione individuale e ambientale”. Lo sostiene il presidente di Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta.

Secondo i dati riportati da Gimbe contenuti nel report ‘Sicurezza Covid-19 nelle scuole’, oltre 2.42 milioni di studenti (il 53,1% del totale) ha completato il ciclo vaccinale, e più di 675mila han effettuato la prima dose. Oltre 1.46 milioni di ragazzi (32,1%) non hanno ancora ricevuto nemmeno una dose di vaccino, con rilevanti differenze regionali.

In merito all’immunizzazione del personale scolastico, invece, oltre 1.39 milioni (89,9%) hanno completato il ciclo vaccinale e poco più di 64mila sono in attesa della seconda dose; i rimanenti 90.976 (5,9%) non hanno ricevuto ancora nessuna dose di vaccino, con rilevati differenze regionali.

 Sul tema mascherine, invece, Gimbe cita “un rigoroso studio di simulazione dei Centers for disease control and prevention che ha dimostrato come a scuola, in condizioni di elevata immunità, l’uso della mascherina chirurgica riduca il rischio di trasmissione del 24%, percentuale che sale al 35% in condizioni di immunità intermedia e al 50% in presenza di bassa immunità. In altri termini l’ipotesi di abbandonare le mascherine nelle classi con tutti gli studenti vaccinati non è basata su evidenze scientifiche, oltre a porre problemi di privacy sul controllo dello status vaccinale e generare il rischio di discriminazioni”.

In relazione al distanziamento, Gimbe spiega come “il protocollo di intesa del ministero dell’Istruzione per l’avvio in sicurezza dell’anno scolastico preveda una ‘distanza interpersonale di almeno un metro, sia in posizione statica che dinamica, qualora logisticamente possibile’, ovvero definisce un obbligo flessibile, derogabile in presenza di limiti strutturali”.

Intanto, spiega la Fondazione guidata da Cartabellotta, “il Piano di monitoraggio della circolazione di Sars-CoV-2 nelle scuole dell’Istituto Superiore di Sanità non prevede lo screening periodico e sistematico, ma solo una campagna di testing a campione che coinvolgerà circa 110mila studenti delle ‘scuole sentinella’ primarie e secondarie di primo grado, utilizzando test molecolare su campione salivare”. Si tratta di un test “di facile utilizzo e non invasivo, ma – come rilevato dal report dell’European Centre for Disease Control and Prevention – con una sensibilità limitata (53-73%) e condizionata dal metodo di raccolta del campione, a seconda se effettuata da operatori sanitari o tramite auto-raccolta”, aggiunge Gimbe.

In ultimo, sul tema dell’aerazione e ventilazione degli spazi, “il decreto Ripartizione che ha assegnato 350 milioni di euro alle scuole prevedeva l’acquisto di ‘strumenti per l’aerazione’, ma tale destinazione d’uso non è specificata nel DL 73/2021 che fa riferimento solo a interventi di piccola manutenzione. Di conseguenza, areazione e ventilazione sono affidate al ‘Protocollo finestre aperte’, la cui efficacia dipende dalla sensibilizzazione del personale scolastico e dalla ventilazione continuativa degli ambienti durante le attività scolastiche, condizionata dalle condizioni metereologiche”.

 “Si parla tanto di scuola – commenta Cartabellotta – ma lo si fa in modo generico, senza considerare che i vari interventi per minimizzare la circolazione del virus non possono essere applicati indiscriminatamente in tutte le tipologie di scuole, ciascuna delle quali richiederebbe un piano di prevenzione su misura, considerando soprattutto la maggiore contagiosità della variante delta tra bambini e adolescenti. In particolare non disponiamo di vaccini autorizzati sotto i 12 anni, l’obbligo di mascherine vige solo a partire dalla scuola primaria e il distanziamento non è realisticamente applicabile nei nidi e nella scuola dell’infanzia”.

“A fronte delle evidenze scientifiche – conclude il presidente della Fondazione Gimbe – il mondo reale della scuola si ritrova all’inizio del nuovo anno scolastico senza una strategia di screening sistematico di personale e studenti, con regole sul distanziamento derogabili in presenza di limiti logistici e senza interventi sistematici su aerazione e ventilazione delle aule, né sulla gestione dei trasporti. E la vaccinazione di personale e studenti, seppur indispensabile, non è sufficiente per arginare la diffusione del virus e scongiurare la Dad, in particolare nelle scuole primarie”.

(LaPresse)

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