Vibo Valentia, blitz nel campo di marijuana del figlio del boss Mancuso

L'intervento delle forze dell'ordine sgomina le attività del clan

VIBO VALENTIA (LaPresse) – Sono 18 i destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere. L’ordinanza è stata emessa dal gip distrettuale di Catanzaro, Paola Ciriaco. Ed eseguita stamani dalla polizia di Stato di Vibo Valentia. L’operazione, denominata ‘Giardini segreti’, nasce infatti dal sequestro di circa 26mila piante di marijuana. E ha permesso inoltre di ricostruire come nella coltivazione venisse impiegata manodopera extracomunitaria.

Arresti e indagati nell’operazione ‘Giardini segreti’

Per 8 persone è stata infatti disposta la custodia cautelare in carcere. Per 9 gli arresti domiciliari. E, per uno, l’obbligo di dimora. Altre 21 persone sono poi indagate per associazione a delinquere. L’accusa è infatti di narcotraffico e detenzione per spaccio di droga. Il blitz, al quale hanno partecipato circa 200 agenti, rappresenta infatti la fine di una complessa attività investigativa.

Coinvolto il figlio del boss

L’operazione, avviata già dal 2015, permette oggi di smantellare un’associazione a delinquere. Che si occupava di produzione, coltivazione e vendita di sostanze stupefacenti. E in particolare di marijuana. L’organizzazione era capeggiata da Emanuele Mancuso, il figlio di Pantaleone, alias ‘l’Ingegnere’. Si tratta dell’esponente della ‘ndrangheta di Limbadi.

Le attività investigative nascono dal sequestro di appezzamenti di terreno che venivano usati come piantagioni di marijuana. Si tratta di terreni che si trovano in località Nicotera, Joppolo e Capistrano. Un quantitativo di circa 26mila piante. L’indagine ha evidenziato inoltre la capacità dell’organizzazione. Che si occupava anche di tutte le varie fasi del ciclo di produzione della sostanza stupefacente.

Coltivazione di marijuana e sequestro di appezzamenti di terreno

In particolare, con l’acquisto online di semi di canapa indiana e di concime, effettuati direttamente dal capo Emanuele Mancuso, l’organizzazione realizzava la costruzione delle strutture dove piantare i semi. Si curava inoltre la coltivazione e la fioritura delle piante, la crescita e la lavorazione. E, infine, l’immissione sulle ‘piazze’ di spaccio. Le varie attività erano infatti assicurate da uomini di fiducia di Mancuso. Ma anche da mano d’opera reclutata tra extracomunitari.

Indagini in corso

Nel corso delle indagini è stato accertato come Mancuso, tramite l’utilizzo di droni, controllasse i terreni destinati alla coltivazione della droga. Le indagini sono state coordinate dal sostituto procuratore della Dda Annamaria Frustaci. La questura di Vibo Valentia spiega come le indagini siano state recentemente confermate dalle dichiarazioni dello stesso Emanuele Mancuso. Che ha avviato un percorso di collaborazione con i magistrati della Procura distrettuale antimafia di Catanzaro.

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