Popolarismo non Populismo

L'intervento dell'ex parlamentare Vincenzo D'Anna a "Cronache"

Vincenzo D'Anna

Ricorre in questi giorni il centenario del manifesto politico programmatico con il quale Don Luigi Sturzo diede vita al Partito Popolare Italiano. La validità dei valori e l’attualità dei contenuti di quell’appello rivolto “a tutti gli uomini liberi e forti, che in questa grave ora sentono alto il dovere di cooperare ai fini superiori della Patria, senza pregiudizi né preconcetti” sono degni di essere sottolineati. Meglio ancora di essere ricordati ed insegnati alle giovani generazioni. Un passo di quel lungo documento è da riportare integralmente per poter imbastire un ragionamento politico d’attualità, che ben si attagli alle necessità del momento. Sono parole che, ideate e scritte oltre un secolo fa, risuonano oggi addirittura profetiche. Così scriveva Don Sturzo: “Ad uno Stato accentratore tendente a limitare e regolare ogni potere organico e ogni attività civica e individuale, vogliamo, sul terreno costituzionale, sostituire uno Stato veramente popolare, che riconosca i limiti della sua attività, che rispetti i nuclei e gli organismi naturali (la famiglia, le classi, i Comuni), che rispetti la personalità individuale e incoraggi le iniziative private. E perché lo Stato sia la più sincera espressione del volere popolare, domandiamo la riforma dell’Istituto Parlamentare”. Orbene non v’è concetto che non risulti essere attuale, indicatore del rimedio per i mali che affliggono la società, l’economia, lo Stato burocratico ed il debito che questi ha accumulato in mezzo secolo di assistenzialismo e di pressappochismo politico e parlamentare. Don Sturzo amava ripetere che lo Statalismo era pervaso da tre male bestie: l’assistenzialismo, il clientelismo e lo sperpero del pubblico danaro. Ebbene, lo Statalismo spezzava ogni nesso etico tra la ricompensa ed il merito di un onesto lavoratore, preferendo il tornaconto della parte politica di chi in quel momento occupava lo Stato, ad un regime liberale nel quale lo Stato veniva governato secondo il principio di buona economia e di premio per merito e capacità. Dov’è questo Stato liberale, oggi, in Italia, se  tutto è imposto ai cittadini finanche l’orario di accendere i riscaldamenti a casa, le dimensioni dei water nei servizi pubblici, fino all’obbligo di vaccinare i figli senza pericolo imminente per la salute pubblica? Viviamo in epoca nella quale il potere politico finge di equipararsi ai governati, asserisce di agire per mandato del popolo pur avendolo turlupinato in campagna elettorale con programmi e scontri tra forze che si dichiaravano alternative e che ora governano insieme. Il Popolarismo di Don Sturzo è un’altra cosa. E’ il riconoscimento del valore delle istituzioni democratiche e dello Stato anche quando li critica per incrementarne l’efficienza. Un male necessario come avrebbe detto K.R. Popper. Il Populismo, invece, si sostiene con la continua esasperata e malevola critica alla democrazia. Una critica alla politica ed ai politici ritenuti causa ed origine di tutti i mali. Il Populismo cerca scorciatoie, folle acclamanti, soluzioni demagogiche, il Popolarismo soluzioni organiche che discendano da un ordine costituzionale e statuale, dalla sussidiarietà e dalla solidarietà, tra istituzioni di diversi livelli. Non è un caso che in Italia la “rivoluzione del cambiamento” si stia traducendo in una continua marcia indietro, nella pratica clientelare dei redditi senza lavoro e negli occasionali mirati tagli alle tasse senza riforma del sistema fiscale. Non è un caso che il Popolarismo nasca da una cultura politica che si fonda su di un articolato Manifesto di valori e di programmi riformatori moderati e mirati ed il Populismo, viceversa, da contratti occasionali tra soggetti messisi insieme dopo essersi osteggiati e dichiarati alternativi. Non c’è in giro una mente illuminata come il prete di Caltagirone il cui simbolo, lo scudo crociato, divenne l’emblema del Cattolicesimo Popolare prima e della Democrazia Cristiana poi. Ci sono, però, in giro, libere coscienze. C’è ancora un’idea di Stato efficiente e di un’economia solidale e compatibile illustrate nella Dottrina Sociale della Chiesa. Un’alternativa all’ignoranza ed alla tracotanza dei populisti in favore della idealisti di un nuovo mondo da non costruire certo sulle rovine di quello vecchio.

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