Viterbo, rave sgomberato: oltre 2000 identificati. Centrodestra contro Lamorgese

La Regione Lazio avvia il tracciamento anti-Covid nei paesi vicini all'area del raduno

Foto Roberto Monaldo / LaPresse

ROMA – Il rave nel viterbese si chiude, lasciando dietro di sè una coda di preoccupazioni e polemiche legate alle conseguenze del maxi raduno in tempi di pandemia.

E’ la mattina di giovedì quando le forze dell’ordine sgomberano l’area: le circa 500 persone ancora presenti lasciano il campo vicino al lago di Mezzano e nel pomeriggio cominciano le procedure per sanificare l’area, dove rimane qualche veicolo abbandonato e tanta sporcizia. Dopo giorni di pressioni sugli organizzatori, l’invito a una chiusura anticipata va a segno.

Durante le operazioni di sgombero, viene bloccato un furgone con materiale acustico e gruppi elettrogeni e sotto sequestro finisce anche un mezzo pesante con casse e altri materiali, a bordo del quale viaggiano due cittadini italiani, denunciati per resistenza a pubblico ufficiale, dopo il tentativo di forzare uno dei varchi presidiati dalle forze dell’ordine.

Complessivamente, sono oltre 2000 le persone identificate e i controlli continuano in serata, per evitare che gruppi si accampino nelle zone limitrofe a quella del rave.

Qualcuno dei giovani finisce in ospedale per malori dovuti a droghe e ubriachezza, e restano gravi le condizioni di uno di loro, ricoverato all’ospedale di Pitigliano, in provincia di Grosseto.

La Regione Lazio avvia il tracciamento anti-Covid nei paesi vicini all’area del raduno: “E’ in corso un coordinamento tra la Asl di Viterbo e i sindaci dei comuni per pianificare un’azione di contact tracing e di tamponi – spiega l’assessore alla Sanità Alessio D’Amato -. Proseguirà inoltre il tour dei camper-vax nella zona ed è stato attivato il servizio veterinario per verificare se ci sono animali feriti o morti nella zona del rave”.

Intanto proseguono le polemiche con il centrodestra che non risparmia critiche severe al Viminale.

La Lega “esprime sconcerto per il persistente e incomprensibile silenzio del ministro Luciana Lamorgese”, mentre la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni attacca: “In un Governo serio il ministro dell’Interno, per una cosa del genere, sarebbe già stato invitato a dimettersi” e da Forza Italia Sandra Savino presenta interrogazione al ministro.

Sulla vicenda è netta l’opinione di Achille Serra, prefetto ed ex parlamentare, secondo il quale “aspettare, monitorare e non andare allo scontro con i partecipanti, era l’unica alternativa possibile”, perché “non si possono attaccare 10.000 persone per ‘invasione di suolo'”.

Di Alessandra Lemme

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