Yemen, Baha’i italiani: Governo intervenga contro condanne a morte

“In Yemen, nazione da tempo teatro di una guerra che non risparmia i civili, si segnalano nuove persecuzioni religiose. Amnesty International ha denunciato la possibile condanna a morte di 24 cittadini yemeniti di fede baha’i  attualmente sotto processo nel Tribunale penale speciale di Sanaa.

Roma, 20 set. (LaPresse) – “In Yemen, nazione da tempo teatro di una guerra che non risparmia i civili, si segnalano nuove persecuzioni religiose. Amnesty International ha denunciato la possibile condanna a morte di 24 cittadini yemeniti di fede baha’i  attualmente sotto processo nel Tribunale penale speciale di Sanaa. La capitale sotto il controllo delle forze huthi. Il caso dei 24 yemeniti perseguitati per la loro fede religiosa segue il più noto caso Hamed bin Haydara, altro yemenita che professa la fede bahai. Anche questo ingiustamente imprigionato quattro anni fa e condannato a morte in Yemen lo scorso gennaio solo e soltanto per il suo credo religioso”. “La fede Baha’i  è dopo il Cristianesimo l’espressione religiosa geograficamente più diffusa al mondo con otto milioni di credenti. Professa l’esistenza di un unico Dio, la pace, la tolleranza, l’unità dei popoli, la parità tra uomo e donna.

spiega il responsabile relazioni esterne dei Bahai italiani, Guido Morisco 

“In Italia  è in corso una nuova mobilitazione dopo il successo della petizione per chiedere la liberazione di Hamed che su Change.org ha superato le sessantamila firme”. “Rivolgiamo un appello ai vertici delle nostre istituzioni – dice Morisco – dal presidente della Camera, Roberto Fico. Fino al ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, perché richiamino le autorità yemenite al rispetto dei più elementari diritti umani. Un ringraziamento sentito va infine ad Amnesty international che, prima nel mondo, ha acceso i riflettori sul destino di queste ventiquattro persone. Perseguitate attraverso accuse fabbricate e processi clamorosamente irregolari. È particolarmente agghiacciante che alcuni degli imputati rischino di essere condannati a morte solo per la loro religione e per attività del tutto pacifiche, come ha dichiarato Lynn Maalouf, direttrice delle ricerche sul Medio Oriente di Amnesty International”.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome