CASAPESENNA – Da un lato gli amministratori, funzionari e imprenditori. Dall’altro il clan dei Casalesi. In mezzo, a cucire i due mondi, secondo la Dda c’è stato Alessandro Zagaria. Ad affidare al 32enne il presunto ruolo di collante sarebbero stati Carmine Zagaria e Filippo Capaldo. A raccontarlo all’Antimafia è Benito Natale, pentito mazzonaro.
Le dichiarazioni del pentito
“Salvatore Di Puorto, persona legata a Nicola Schiavone, più volte – ha riferito al pm Alessandro D’Alessio – specialmente quando insieme mangiavamo al ristorante Il Tempio, mi diceva che Alessandro era un ragazzo in gamba, che si muoveva bene e che godeva di grossa considerazione nella famiglia Zagaria”. Di Puorto al grazzanisano avrebbe indicato esplicitamente i ‘tutor’ del 32enne: “Mi fece i nomi di Carmine Zagaria e della famiglia Capaldo”.
Ma anche lo stesso Alessandro Zagaria avrebbe personalmente confermato a Natale la propria ipotizzata collocazioni criminale. “Vi era un rapporto di confidenza con Alessandro: mi diceva che aveva libero accesso alle abitazioni della famiglia Zagaria, che poteva parlare con Carmine Zagaria, che operava secondo le direttive della famiglia Zagaria citandomi in particolare sia Carmine, sia Filippo Capaldo. Mi diceva – ha proseguito il pentito – che tutta la sua strategia presso i Comuni e la politica era concordata con gli Zagaria. Il suo compito – ha aggiunto Natale – era quello di essere funzionale agli interessi degli imprenditori sponsorizzati dagli Zagaria”.
Le tessere per il sottosegretario
Il 32enne, titolare dell’Imperial Service, non si sarebbe limitato a contattare i sindaci casertani. Stando al racconto del collaboratore di giustizia avrebbe puntato, nel 2009, anche ad un sottosegretario. “Ricordo che Alessandro Zagaria organizzò di recarsi a Roma con Biagio Di Muro per consegnare dei soldi a tale Giuseppe Pizza, che all’epoca, se non erro, era un sottosegretario del Governo Berlusconi e custode o proprietario del vecchio simbolo della Democrazia Cristiana. I soldi – ha raccontato Natale – servivano per comprare le tessere degli iscritti alla Dc. Per fare questo Alessandro raccolse dei quattrini e venne anche da me. Gli diedi 5mila euro e mi disse 10mila glieli aveva dati Filippo Capaldo”.
Il delfino e nipote di Michele Zagaria (clicca qui per leggere), figlio della sorella Beatrice Zagaria (in carcere per associazione mafiosa), da alcune settimane ha terminato di scontare la sua pena (clicca qui): ha lasciato il carcere sardo di Bancali per tornare in Campania. Da più tempo, invece, è tornato nell’Agro Aversano Carmine Zagaria, fratello del capoclan.
Giuseppe Pizza, politico calabrese, non indagato e innocente fino a prova contraria, è stato sottosegretario del ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca dal 12 maggio 2008 al 16 novembre 2011.
Il processo
Le dichiarazioni rese da Benito Natale sono confluite nel processo a carico di Alessandro Zagaria, in carcere a Secondigliano e imputato per camorra, corruzione e turbativa d’asta (in relazione agli appalti per la costruzione del collettore fognario tra Grazzanise e Cancello Arnone e per la ristrutturazione del palazzo Teti a Santa Maria Capua Vetere). La prossima udienza, dinanzi al collegio presieduto dal giudice Roberta Carotenuto, riprenderà a fine mese.