Zanardi, archiviata l’indagine dell’incidente: esclusa la responsabilità dell’autista del tir

Oggi l'ex pilota di Formula Uno, dopo numerosi interventi chirurgici, è impegnato in un difficile percorso di riabilitazione

(AP Photo/Mark J. Terrill, File)

SIENA – Se il 19 giugno del 2020, alla guida della sua handbike, durante la staffetta di solidarietà ‘Obiettivo tricolore’, mentre percorreva la strada provinciale 146 nel comune di Pienza (Siena), al chilometro 39, nei pressi del bivio per la località Sant’Anna in Camprena, imboccando in discesa una curva a destra, non fosse andato a sbattere contro un camion che procedeva in senso opposto, Alex Zanardi, con tutta probabilità, sarebbe entrato a far parte della spedizione degli atleti italiani per le paralimpiadi di Tokyo, dove avrebbe potuto difendere le tre medaglie conquistate cinque anni prima ai giochi paralimpici di Rio de Janeiro: due d’oro e una d’argento. Oggi, invece, l’ex pilota di Formula Uno, dopo numerosi interventi chirurgici, è impegnato in un difficile percorso di riabilitazione che, stando a quanto detto recentemente dalla moglie Daniela Manni, gli ha consentito di compiere progressi, dimostrando ancora una volta il suo spirito combattivo. Ma la responsabilità di quanto accaduto il 19 giugno dello scorso anno non è da attribuire a Marco Ciacci, 45 anni di Castelnuovo Berardenga (Siena), l’autista del camion contro cui Zanardi andò a schiantarsi con la sua handbike. Lo ha stabilito il gip del tribunale di Siena Ilaria Cornetti, che ha archiviato l’indagine.

Erano stati il procuratore capo di Siena, Salvatore Vitello, e il sostituto procuratore Serena Menicucci, titolari dell’inchiesta, il 26 aprile scorso, anche sulla base dei risultati delle attività di consulenza tecnica esperite dall’ingegner Dario Vangi, professore di progettazione meccanica e costruzione di macchine del dipartimento di ingegneria industriale dell’università di Firenze, a chiedere al gip di non procedere nei confronti del conducente del tir. Ciacci era indagato per il reato di lesioni colpose gravissime. La procura non aveva ravvisato “alcun nesso causale tra la condotta tenuta da Marco Ciacci, alla guida dell’autoarticolato, e la determinazione del sinistro stradale in seguito al quale Zanardi riportava gravi lesioni”.

La famiglia di Zanardi, sulla base della perizia condotta dal suo consulente di parte, l’ingegnere Giorgio Cavallin, invece, attribuiva “una efficacia causale alla condotta del conducente dell’automezzo”, sostenendo che “il parziale superamento della linea di mezzeria, ha determinato la manovra di sterzo a destra dello Zanardi, da cui conseguiva la perdita di controllo del mezzo”, e aveva chiesto un’integrazione dell’istruttoria, con nuovi accertamenti tecnici sulla dinamica dell’incidente, e l’imputazione coatta per Ciacci.

Il consulente della procura e il perito della difesa, Mattia Strangi, professore di ricostruzione dei sinistri stradali all’università di Bologna, avevano invece concordato nel ritenere “trascurabile” lo sconfinamento dell’autotreno oltre la linea di mezzeria. Il tir condotto da Ciacci viaggiava a 38 km orari sulla sua corsia di marcia, ma poco prima aveva fatto un lieve spostamento, di alcuni centimetri, non più di 40, secondo le perizie della procura e della difesa, sulla corsia opposta, a cavallo della mezzeria. Una tesi, quella della trascurabilità dello sconfinamento dell’autotreno oltre la linea di mezzeria, sostenuta nelle perizie della procura e della difesa di Ciacci, che ha convinto il gip Cornetti che nelle sedici pagine dell’ordinanza conclude accogliendo la richiesta di archiviazione.

LaPresse

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome