Gli Emirati condannano all’ergastolo il ricercatore britannico: “È una spia”

Un barlume di speranza si era acceso il 29 ottobre, quando il giovane britannico era stato rilasciato su cauzione: da allora si trovava a Dubai ma era comunque costantemente monitorato, con un braccialetto elettronico

DUBAI (LaPresse/AFP) – Era andato negli Emirati Arabi Uniti per realizzare delle interviste nell’ambito della sua ricerca di dottorato. Ma Matthew Hedges, studente britannico di 31 anni, è stato prima arrestato il 5 maggio all’aeroporto di Dubai. E poi condannato all’ergastolo da un tribunale di Abu Dhabi con l’accusa di essere una spia.

La preoccupazione di Londra

Londra esprime “profondo shock” per bocca del ministro degli Esteri Jeremy Hunt, che minaccia ripercussioni nelle relazioni con l’alleato del Golfo. E sul caso si è espressa anche la premier Theresa May: “Sono profondamente delusa e preoccupata”, ha detto in Parlamento. Garantendo che “continueremo a fare pressioni sulla questione al livello più alto con gli Emirati”.

La ricerca di PhD di Matt Hedges, con l’università di Durham nel nordest dell’Inghilterra, verte sulla politica estera degli Emirati e sulla strategia del Paese in termini di sicurezza interna dopo le rivoluzioni della Primavera araba del 2011. Secondo il procuratore generale emiratino Hamad al-Shamsi, però, lo studente si serviva del suo status di ricercatore universitario come copertura e le accuse si fonderebbero “su delle prove”. Hedges ha sempre respinto le accuse dichiarandosi innocente.

Il ricercatore è stato condannato all’ergastolo

L’udienza in cui è stato condannato al carcere a vita “è durata meno di cinque minuti e l’avvocato della difesa non era presente”, ha raccontato una portavoce ad AFP. Si trattava solo della terza udienza da quando il giovane è stato arrestato a maggio. La moglie Daniela Tejada, che porta avanti una campagna attiva per la liberazione, aveva denunciato che veniva tenuto in isolamento in una località sconosciuta. Con accesso limitato al consolato britannico e alla famiglia.

Le dichiarazioni della moglie

Un barlume di speranza si era acceso il 29 ottobre, quando il giovane britannico era stato rilasciato su cauzione. Da allora si trovava a Dubai ma era comunque costantemente monitorato, con un braccialetto elettronico. La moglie si era comunque detta preoccupata per la salute di Matt Hedges, spiegando che gli erano state “diagnosticate depressione e ansia poco prima di partire per gli Emirati”. E sottolineando comunque che il marito aveva vissuto negli Emirati “diversi anni”, prima di tornare nel Regno Unito nel 2015.

“Matthew è innocente. Il Foreign Office lo sa e deve chiarire alle autorità degli Emirati che non è una spia”, ha commentato dopo la sentenza, puntando il dito contro la gestione del caso da parte del governo britannico.

Una sentenza che scuote il Regno Unito

“La sentenza di oggi non è quello che ci aspettiamo da un partner amico e di fiducia del Regno Unito e va contro precedenti rassicurazioni”, ha affermato il ministro degli Esteri britannico, avvertendo del rischio di “ripercussioni nei rapporti fra i due Paesi”. “Invito gli Emirati a riconsiderare” il caso, ha aggiunto, riferendo di avere sollevato personalmente la questione ai più alti livelli del governo emiratino. Anche durante una visita ad Abu Dhabi il 12 novembre.

Relazioni tese tra Emirati e Regno Unito

Il caso giunge in un momento in cui le relazioni fra Regno Unito ed Emirati sono già in difficoltà per il conflitto in Yemen. Qui gli Emirati sono a fianco dell’Arabia Saudita nella coalizione militare che da marzo 2015 è impegnata contro i ribelli houthi, ma il dispiegamento di soldati e addestratori emiratini nella battaglia per Hodeida ha portato a inviti a Londra per fermare la vendita di armi agli Emirati.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome