Le scorte costano all’Italia circa 250 milioni di euro all’anno. Sei deputati del Movimento 5 Stelle scrivono a Salvini

Interrogazione parlamentari dei grillini al capo del Viminale. I parlamentari hanno chiesto a Matteo Salvini di elencare le iniziative che intende prendere per ridurre la spesa che comporta l'attuale gestione delle scorte, evitando di privare  “della protezione necessaria le personalità veramente in pericolo”

Antonio Del Monaco nella redazione di Cronache di Napoli e di Caserta
Antonio Del Monaco nella redazione di Cronache di Napoli e di Caserta

ROMA – Costi troppo alti. Per le scorte l’Italia spende circa 250 milioni di euro. Antonio Del Monaco primo firmatario, cofirmatari Luca Giovanni Aresta, Margherita Del Sesto, Alessandra Ermellino, Nicola Grimaldi, Carmela Grippa, Paolo Parentela, Roberto Rossini e Virginia Villani, deputati del Movimento 5 Stelle, hanno presentato un’interrogazione a risposta scritta al capo del Viminale.

Le richieste dei parlamentari

I parlamentari hanno chiesto a Matteo Salvini di elencare le iniziative che intende prendere per ridurre la spesa che comporta l’attuale gestione delle scorte, evitando di privare  “della protezione necessaria le personalità veramente in pericolo”.

Dal numero uno della Lega i grillini vogliono sapere pure le misure che il Governo intende adottare “per evitare che le scorte vengano utilizzate da determinati personaggi come un privilegio, piuttosto che come uno strumento di necessaria protezione”.

Al ministro degli Interni i deputati hanno chiesto anche di conoscere le motivazioni che hanno spinto l’Ucis a revocare la scorta al colonnello Sergio De Caprio, “famoso come Capitano Ultimo per aver arrestato nel 1993 Totò Riina e per questo minacciato di morte dalla Mafia”.

QUI SOTTO IL TESTO LEGALE DELL’INTERROGAZIONE

DEL MONACO, ARESTA, DEL SESTO, ERMELLINO, GRIMALDI, GRIPPA, PARENTELA, ROBERTO ROSSINI e VILLANI. — Al Ministro dell’interno. — Per sapere – premesso che:

la legge 2 luglio 2002, n. 133, ha rimesso al Ministero dell’interno la competenza ad adottare i provvedimenti e le direttive per tutelare e proteggere le persone esposte a particolari situazioni di rischio di natura terroristica o correlate al crimine organizzato;

in base a tale normativa, all’interno del dipartimento della pubblica sicurezza, è stato istituito l’Ucis che provvede a disporre le misure di tutela e a gestire l’intero sistema di protezione, raccogliendo e analizzando tutte le segnalazioni provenienti dalle prefetture e relative alle singole situazioni di rischio;

come ha ricordato recentemente lo stesso Ministro interrogato, il nostro Paese spende circa 250 milioni di euro all’anno per le scorte; le persone sotto tutela sono 585 e 2.072 sono gli uomini in divisa che affiancano quotidianamente politici, sindacalisti, magistrati, giornalisti, collaboratori di giustizia;

risultano tra coloro che godono di un servizio di scorta numerosi ex Presidenti delle Camere e del Consiglio e numerosi parlamentari ed ex parlamentari (nel settembre 2016, come risulta da un articolo di stampa, tale servizio era garantito a Marcello Pera, Fausto Bertinotti e ai coniugi Mastella-Lonardo); tra i giornalisti usufruiscono di un servizio di scorta Vittorio Feltri, Bruno Vespa, Maurizio Belpietro;

i livelli di protezione sono quattro:

le scorte di primo livello (3 auto blindate e una decina di agenti per turno) vengono mobilitate solo per le massime cariche dello Stato e per persone esposte a pericoli straordinari per l’incarico che ricoprono; attualmente ne beneficiano 15 persone tutelate da 171 agenti;

le scorte di secondo livello (57 persone) hanno a disposizione 2 auto blindate e 6 agenti per turno (383 agenti impegnati);

le scorte di terzo livello (276 persone) beneficiano di 2 agenti e una vettura blindata (823 agenti impiegati);

infine, vi sono le scorte di quarto livello (237 persone), con un’auto non blindata e una persona di scorta (695 operatori);

al contrario, in altri Paesi come gli USA, hanno diritto a una scorta permanente solo Presidente e vicepresidente, in Austria solo il Presidente della Repubblica e il Cancelliere federale, solo per fare alcuni esempi virtuosi;

l’assegnazione delle scorte in Italia da molti anni ormai è oggetto di polemiche e critiche sia per i costi eccessivi, sia per le procedure di concessione e di revoca;

infatti, qualora non si tratti delle più alte cariche dello Stato, sottoposte a tutela obbligatoria durante il mandato e per ulteriori 12 o 24 mesi dalla fine dello stesso e dei Ministri con portafoglio, negli altri casi devono sussistere prove conclamate (minacce, telefonate anonime, attentati) per l’assegnazione della scorta;

la revoca, invece, dovrebbe avvenire quando la persona cambia incarico o il pericolo può dirsi superato, ma l’interruzione del servizio spesso diventa difficile per le resistenze da parte della persona scortata, come denunciato in passato dal sindacato Silp-Cgil, o, quando avviene, desta polemiche, come nel caso della recente revoca della scorta al colonnello dei carabinieri Sergio De Caprio, famoso come Capitano Ultimo per aver arrestato nel 1993 Totò Riina e per questo minacciato di morte dalla Mafia –:

come siano effettivamente articolati i costi della sicurezza tra macchine blindate e personale;

quali iniziative intenda intraprendere il Ministro per ridurre il costo eccessivo delle scorte e il numero delle stesse, senza privare della protezione necessaria le personalità veramente in pericolo;

quali iniziative intenda adottare per evitare che le scorte vengano utilizzate da determinati personaggi come un privilegio, piuttosto che come uno strumento di necessaria protezione;

quali motivazioni abbiano indotto l’Ucis a revocare la scorta al colonnello De Caprio.

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